ReginaPacis
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Card. Angelo Scola- Verso un nuovo ordine mondiale

L'ARCIVESCOVO: VERSO UN NUOVO ORDINE MONDIALE

LA SVOLTA DI SCOLA:
SÌ ALLO IUS SOLI

di Stefania Piazzo - L'ultimo varco lo ha aperto la diocesi di Milano, nel solco della tradizione mondialista del predecessere Martini. Islam nelle parrocchie, moschee negli spazi dell'oratorio. E ora il cardinale Scola aggiunge il carico da 90. La frase, affidata alle colonne di Repubblica, sarà di quelle che farà discutere la politica a 36'°. S' allo iu soli, anche se con dei sè e dei ma. Ma il varco intanto è stato aperto e la parola magica verrà strattonata di qua e di là che sarà una meraviglia.
"Io istintivamente sono a favore dello ius soli, pero' anche questo va studiato e regolamentato con grande attenzione e realismo, perche' in una situazione come quella attuale, non si puo' sancire meccanicamente il diritto per chiunque venga in Italia, anche per poco tempo, di fare un figlio, fargli ottenere la cittadinanza, e poi andarsene".
Non sarà meccanico ma le parole della Chiesa pesano, per quanto Scola non rappresenti tutta la Chiesa, come non la rappresentava Martini.
"Il mescolamento dei popoli e' un processo. E i processi non ci chiedono il permesso di capitare: avvengono. Saggezza chiede che cerchiamo di orientarli al meglio, puntando all'integrazione".
Per il cardinale Scola "e' di capitale importanza" pero' distinguere i ruoli. "La Chiesa - osserva - e' chiamata a fare una cosa, la societa' civile e' chiamata a farne altre, la politica altre ancora. Quando il Papa va a Lampedusa, testimonia che la Chiesa deve farsi carico del bisogno nella sua immediatezza. Arriva da noi gente che sta male: la si accoglie, la si aiuta. Poi pero' la politica deve fare la sua parte. Sull'immigrazione e' necessaria una politica capace di interpretare e di gestire le istanze che nascono dalla societa' civile, compresa la paura della gente".
Insomma, c'è materia per discutere in un momento in cui la politica è peggio che sull'incudine e in un momento in cui alla politica si chiede di affrontare la questione lavoro, l'emergenza fame e, non da ultimi, quella degli sbarchi e degli appelli dei comuni e delle associazioni di categoria che nel mezzogiorno lanciano già grida di allarme e fine della sopportazione, dopo che la Stato ha aperto i cancelli lasciando che tutti si accomodassero, con la tecnica dei vasi comunicanti. Finché ce ne sta....
Scola lo aveva scritto in tempi non sospetti: si arriverà a mettere in discussione la stessa natura degli stati.
Insomma, se non sarà l'economia, ci penserà l'onda migratoria a far saltare il principio. Poi, parla di un nuovo ordine mondiale. Una battuta o una anticipazione?

Già Scola sul meticciato di civiltà aveva scritto, nel 2007
"Non sarà inutile ribadire che quando parlo di meticciato di civiltà lo interpreto come Larousse che lo definisce production culturelle résultant de l’influence de civilisations en contact. L’accento è quindi posto sul genitivo (a un tempo soggettivo e oggettivo) di civiltà per sottolineare che nel mescolamento di uomini e popoli in atto nel pianeta (non si possono qui dare le cifre relative agli imponenti fenomeni migratori e di scambio in atto nei continenti!) si attua un fenomeno di incontro e di compenetrazione più o meno violenta di culture, che inesorabilmente mettono in discussione il fatto «nazione» (basti pensare a quanto sta accadendo nell’Unione europea), le relative certezze etiche e domandano nuove formulazioni giuridiche con la connessa necessità di un’inedita delimitazione dei poteri. Non è inoltre superfluo notare che la qualifica di «civiltà» apposta al termine «meticciato» lo tiene al riparo da semplicistiche letture etniche e antropologiche.La storia, più che un susseguirsi di fatti, è il loro intrecciarsi complesso e il loro dar vita e dipendere da una molteplicità di fattori umani, religiosi, sociali, economici, culturali e politici che suscitano processi. E i processi storici non devono essere solo giudicati, ma possono vederci come attori liberi e consapevoli che cercano di orientarli. Innanzitutto conoscendone i dinamismi e le cause (è la dimensione del giudizio), per poi tentare di scorgerne e proporne possibili sviluppi. Con i processi si deve criticamente e liberamente interagire per cercare di orientarli alla vita buona personale e sociale, mediante un buon governo.Per queste ragioni mi assumo il rischio di proporre la categoria di meticciato di civiltà come quella che, almeno fino a oggi, mi appare la più capace di leggere e di suggerire piste di comprensione e di accompagnamento critico del processo – sottolineo la parola processo – in atto. Se usata con prudenza, questa categoria non solo trova conferme storiche, ma sembra a me in grado di illuminare un poco la molteplice complessità dei fenomeni emergenti dall’inedito e inevitabile intreccio di popoli, razze, culture e religioni che costringe a ridefinire i rapporti tra gli stati e pensare a un nuovo ordine mondiale".