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sabato 4 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 45-52

E subito ordinò ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso la quarta vigilia della notte venne da loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete! Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, poiché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore accecato.

Glossa: Il Signore mostrò, nel miracolo della moltiplicazione dei pani, che egli era il creatore di tutte le cose; e, camminando sulle onde, che egli aveva un corpo libero da ogni peso di peccato, e che egli era il Signore degli elementi calmando i flutti e l'ira del mare.

Crisostomo: Congeda il popolo con la sua benedizione e con alcune guarigioni. Se è detto che egli forzò i suoi apostoli, è perché non era facile per loro separarsi da lui, e ciò sia per il loro attaccamento a lui sia per il dubbio sul come egli avrebbe potuto raggiungerli.

Teofilatto: Il Signore permise che i discepoli fossero nel pericolo perché divenissero pazienti; per cui non li assistette subito, ma permise che fossero in pericolo per tutta la notte, così da insegnare loro ad aspettare pazientemente, e non a sperare subito l'aiuto nelle tribolazioni.

Segue: e voleva oltrepassarli. Agostino: Come poterono intendere questo se non perché andava in direzione diversa, volendo tralasciarli come estranei, dai quali non era riconosciuto così da essere ritenuto un fantasma? Segue infatti: Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Teofilatto: Vedi poi che, mentre Cristo doveva domare i loro pericoli, incute invece loro un maggiore timore, ma subito con la voce li conforta; segue infatti: Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete. Crisostomo: Subito lo conobbero dalla voce, e il timore svanì. Agostino: Perché dunque voleva voleva superare quelli che adesso conforta timorosi se non perché quella volontà di andare oltre serviva a far emettere quel grido a cui bisognava sovvenire?

domenica 24 dicembre 2023

Marco, Capitolo 6, Versetti 14-16

E udì il re Erode (infatti il suo nome era diventato famoso) e dicevano che Giovanni il Battista era risuscitato dai morti, e per questo il potere dei miracoli opera in lui. Altri invece dicevano che era Elia; altri invece dicevano che era un profeta, come uno dei profeti. Udito ciò, Erode disse: Quel Giovanni che ho fatto decapitare è risorto dai morti.

Crisostomo: Questo Erode era il figlio del primo Erode, sotto il quale Giuseppe aveva condotto Gesù in Egitto. Matteo invece lo chiama tetrarca, e anche Luca, in quanto comandante sulla quarta parte del regno di suo padre, che dopo la sua morte i Romani avevano diviso in quattro parti. Marco lo chiama re, o per un'abitudine che aveva lasciato il governo di padre, o per accondiscendere a un suo desiderio.

Beda: Impariamo quanto grande fosse l'invidia dei Giudei: dicevano infatti che Giovanni, di cui è detto (Gv 10,41) che «non fece alcun segno», era potuto risorgere dai morti, pur non avendo alcuna testimonianza; e invece non vollero credere, malgrado la testimonianza degli Angeli e degli Apostoli, che Gesù era risuscitato, ma preferirono pensare che era stato rubato di nascosto. Dicendo che Giovanni era risuscitato dai morti e che operava miracoli, ebbero una giusta idea della risurrezione, poiché i santi dopo la risurrezione avranno una potenza più grande di quella che ebbero durante la vita terrena.

Segue: altri invece dicevano che era un profeta, come uno dei profeti. Crisostomo: Ciò mi sembra riferirsi perfettamente a quella predizione di Mosè (Dt 18,15): «Il Signore susciterà di mezzo a voi un Profeta». E giustamente. Ma poiché essi non volevano confessare apertamente che egli era il Cristo, si servivano della parola di Mosè, velando il loro sospetto sulla divinità di Cristo per timore dei loro superiori.

Teofilatto: Erode, sapendo che senza motivo aveva fatto uccidere Giovanni che era giusto, credeva che fosse risuscitato dai morti, e che in base alla risurrezione avesse ricevuto l'attività dei miracoli.

domenica 17 dicembre 2023

Marco, Capitolo 6, Versetti 6b-13

E andava per i villaggi intorno insegnando. E chiamò i dodici, e cominciò a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti immondi. E comandò loro di non portare nulla lungo la via se non un bastone, né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma calzati i sandali non indossassero due tuniche. E diceva loro: in qualsiasi casa entrerete, rimanete lì finché non ve ne andiate. E chiunque non vi riceverà né vi ascolterà, uscendo di là scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro. E uscendo predicavano che facessero penitenza, e scacciavano molti demoni e ungevano con olio molti malati e li guarivano.

Tofilatto: Il Signore predicava non solo nelle città, ma anche nei villaggi, per insegnarci a non disprezzare ciò che è piccolo e a non cercare sempre le grandi città, ma a seminare la parola di Dio nei borghi oscuri e disprezzati.

Beda: Il Signore, benigno e clemente, non invidia ai suoi servi e discepoli la loro potenza, e come egli aveva guarito ogni languore e infermità, così dona il potere di guarire agli stessi Apostoli. Ma c'è molta differenza fra il dare e ricevere: il Signore, quando agisce, agisce con la potenza di Signore, mentre i discepoli, in ciò che fanno, confessano la loro debolezza e la potenza del Signore dicendo (At 3,6): «Nel nome del Signore alzati e cammina».

Teofilatto: Manda poi gli Apostoli a due a due affinché siano più pronti: poiché, come dice il Qoèlet (4,9): «E' meglio essere due insieme piuttosto che uno solo». Se poi ne avesse mandati più di due, il numero non sarebbe stato sufficiente per percorrere tutti i villaggi.

Gregorio: Manda due discepoli nella predicazione poiché due sono i precetti della carità, cioè l'amore di Dio e del prossimo, e la carità non può esserci se si è in meno di due. Con ciò dunque ci fa capire che chi non ha carità verso l'altro non può in alcun modo ricevere l'ufficio della predicazione.

Beda: La fiducia del predicatore in Dio deve essere così grande che egli sia certo che il necessario alla vita non gli mancherà, sebbene egli non possa occuparsene. Egli non deve preoccuparsi delle cose eterne meno di quanto non di quanto non si preoccupi di procurarsi quelle temporali.

Crisostomo: Il Signore diede loro questo precetto anche perché alla loro vista i popoli comprendessero quanto fossero elevati al di sopra delle ricchezze.

domenica 3 dicembre 2023

Marco, Capitolo 5, Versetti 35-43

Mentre ancora parlava, vennero da parte dell'arcisinagogo dicendo: Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro? Ma Gesù, udita la parola che dicevano, disse all'arcisinagogo: Non temere, soltanto abbi fede. E non ammise che alcuno lo seguisse, se non Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. E vennero nella casa dell'arcisinagogo e videro il tumulto e gente che piangeva e urlava molto. Ed entrato, disse loro: Perché vi turbate e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme. E lo deridevano; ma egli, fatti uscire tutti, prese il padre e la madre della fanciulla e quanti erano con lei, ed entrò dove si trovava la bambina. E tenendo la mano della bambina, le disse: Talità kum, che significa: Fanciulla, ti dico, alzati. E subito la fanciulla si alzò e camminava (era di circa dodici anni) e si stupirono molto. E comandò loro con forza che nessuno sapesse questo e disse di darle da mangiare.

Teofilatto: Coloro che erano con l'arcisinagogo pensavano che Gesù fosse uno dei profeti, e a causa di ciò fosse necessario che egli venisse per pregare sulla fanciulla; ma poiché la fanciulla era già spirata, ritenevano che non ci fosse da pregare; per questo si dice: Mentre ancora parlava, vennero da parte dell'arcisinagogo dicendo: Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro? Ma il Signore stesso rincuorò il padre; segue infatti: Non temere, soltanto abbi fede.

Segue: E vennero nella casa dell'arcisinagogo e videro il tumulto e gente che piangeva e urlava molto. Crisostomo: Egli comanda di non gridare, come se la fanciulla non fosse morta, ma addormentata; per cui segue: Ed entrato, disse: Perché vi turbate e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme. Girolamo: All'arcisinagogo viene detto: Tua figlia è morta; Gesù invece ha detto: non è morta, ma dorme. Entrambe le cose sono giuste, come se dicesse: è morta per voi, ma per me dorme. Beda: Per gli uomini infatti era morta, dato che non conoscevano il risuscitare; dormiva per Dio, nella disposizione del quale l'anima viveva e la carne che sarebbe risorta riposava. Per cui viene in uso presso i cristiani di chiamare dormienti quelli che non si dubita che risusciteranno.

Crisostomo: Per evitare l'ostentazione non permette a tutti di essere con lui; per avere però in seguito dei testimoni della divina virtù, sceglie in particolare tre fra i discepoli, e il padre e la madre della bambina, in quanto più necessari davanti a tutti. Vivifica poi la bambina con la mano e con la parola, per cui segue: E tenendo la mano della bambina, le disse: Talità kum, che significa: Fanciulla, ti dico, alzati. Infatti, essendo la mano di Gesù vivificante, vivifica il corpo morto, mentre la voce suscita chi giaceva; per cui segue: E subito la fanciulla si alzò e camminava.

sabato 18 novembre 2023

Marco, Capitolo 5, Versetti 21-34

Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò intorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. E venne a lui uno dell'arcisinagoga di nome Giàiro, vedendolo gli si prostrò ai piedi e lo scongiurava molto dicendo: mia figlia è agli estremi; vieni, imponi la mano su di lei affinché sia salva e viva. E andò con lui, e lo seguiva una grande folla e gli si stringeva attorno. E una donna, che aveva un flusso di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto da parte di molti medici, e aveva speso tutto il suo, senza fare alcun progresso, ma anzi peggiorando, avendo udito di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò il vestito; diceva infatti: Se solo toccherò il suo vestito, sarò salva. E subito si seccò la fonte del suo sangue, e sentì nel corpo che era stata guarita dalla malattia. E subito Gesù, conoscendo in se stesso la virtù che era uscita da lui, rivolto alla folla diceva: Chi ha toccato i miei vestiti? E gli dicevano i suoi discepoli: Vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato? E si guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo. Ma la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che cosa era avvenuto in lei, venne e si prostrò davanti a lui e gli disse tutta la verità. Allora egli le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvato; va in pace e sii guarita dal tuo male.

Crisostomo: Questa donna famosa e nota a tutti non osava accostarsi manifestamente al Salvatore né venire davanti a lui poiché, secondo la legge, era immonda; per questo lo toccò dal di dietro e non davanti, poiché non osava fare nemmeno questo, e nemmeno gli tocco il vestito, ma frangia del vestito. Però non la frangia, ma il suo pensiero la fece salva.

Crisostomo: A coloro che con fede toccano Gesù vengono donate le sue virtù con la sua volontà; per cui segue: E subito Gesù, conoscendo in se stesso la virtù che era uscita da lui, rivolto alla folla diceva: Chi ha toccato i miei vestiti? Certamente le virtù del Salvatore escono da lui non localmente, o corporalmente, e come abbandonandolo: essendo infatti incorporee, quando escono per andare da atri e per donarsi ad essi, non abbandonano colui da cui si dice che sono uscite, come la scienza che donata a coloro che apprendono non abbandona coloro che insegnano. Dice dunque: Conoscendo in se stesso la virtù che era uscita da lui affinché tu comprenda che la donna ricevette la salute mentre egli lo sapeva, non lo ignorava. Chiedeva: Chi mi ha toccato? Per manifestare la donna che veniva a rendere pubblica la sua fede e perché la virtù dell'opera miracolosa non rimanesse nell'oblio. [...]

mercoledì 8 novembre 2023

Marco, Capitolo 5, Versetti 1-20

E vennero al di là del mare nella regione dei Gerasèni. E uscendo egli dalla barca, subito gli corse incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo, che aveva il domicilio fra i sepolcri, e fino allora nessuno aveva potuto legarlo nemmeno con le catene, poiché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno poteva domarlo. E sempre, giorno e notte, gridava fra i sepolcri e fra i monti e si percuoteva con pietre. Vedendo Gesù da lontano, corse e gli si gettò ai piedi, e gridando a gran voce disse: Che c'è fra me e te, Gesù, Figlio dell'Altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi. Gli diceva infatti: Esci, spirito immondo, da quest'uomo! E lo interrogava: qual è il tuo nome? E gli dice: Il mio nome è legione, poiché siamo molti. E lo scongiurava molto di non cacciarlo fuori dalle regione. Ora, vi era lì, presso il monte, un grande branco di porci che pascolava. E gli spiriti lo scongiurarono: Mandaci nei porci, perché entriamo in essi. E Gesù subito lo concesse loro. E uscendo gli spiriti immondi entrarono nei porci, e con grande impeto il branco precipitò nel mare e annegarono nel mare; erano circa duemila. Coloro che li pascolavano fuggirono e dettero l'annunzio nella città e nei campi: e uscirono per vedere che cosa era accaduto; giungono a Gesù e vedono colui che era stato vessato dal demonio seduto, vestito e sano di mente, ed ebbero timore. E coloro che avevano visto narrarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. E cominciarono a pregarlo di allontanarsi dai loro confini. Mentre risaliva sulla nave, colui che era stato vessato dal demonio cominciò a scongiurarlo di restare con lui. E non glielo permise, ma gli disse: Va a casa tua, dai tuoi e annunzia loro quali grande cose ti ha fatto il Signore e come ha avuto misericordia di te. E se ne andò e cominciò a predicare nella Decapoli quante cose grandi gli aveva fatto Gesù, e tutti ne erano ammirati.

Agostino: Poiché Matteo dice che erano due, mentre Marco e Luca ne ricordano solo uno, devi concludere che uno di loro era una persona più conosciuta, e di cui maggiormente si doleva tutta la contrada. Crisostomo: Oppure sembra che Marco e Luca narrano ciò che era più degno di stupore, e per questo parlano più diffusamente di ciò che accade a lui; segue infatti: e fino allora nessuno aveva potuto legarlo nemmeno con le catene. Parlano dunque semplicemente di un indemoniato, non cercando il numero; oppure affinché venisse maggiormente mostrata la virtù dell'operante. Infatti chi curò solo un tale così venuto, poteva certamente curarne molti altri. E tuttavia qui non si mostra una dissonanza: infatti non dissero che era solo uno, nel quale casa avrebbero contraddetto Matteo. I demoni, poi, abitavano nei sepolcri volendo inculcare in molti la falsa credenza che le anime dei defunti si convertivano in demoni.

domenica 8 ottobre 2023

Marco, Capitolo 4, Versetti 35-40

E disse loro in quel giorno, fattasi sera: Passiamo all'altra riva. E lasciate le folle, lo prendono così com'era nella barca, e altre barche erano con lui. E venne una forte tempesta di vento, e gettava le onde sulla nave così da riempirla. Ed egli era a poppa e dormiva su un guanciale, e svegliatolo gli dissero: Maestro, non ti importa che periamo? E levatosi minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati! E il vento cessò, e si fece una grande bonaccia. E disse loro: Perché avete paura? Non avete ancora fede? Ed ebbero grande timore e si dicevano l'un l'altro: Chi è mai costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?

Crisostomo: Il Signore prese i discepoli perché vedessero il futuro miracolo, ma prese solo quelli, affinché gli altri non conoscessero che essi erano di così poca fede; e così, per mostrare che gli altri attraversavano separatamente, aggiunge: e le altre barche erano con lui. Affinché poi i discepoli non insuperbissero poiché erano stati scelti solo loro, permise che subissero il pericolo, affinché imparassero anche da ciò a sopportare virilmente le tentazioni: per cui segue: E venne una forte tempesta di vento. E per imprimere maggiormente il futuro miracolo dà il tempo al timore, dormendo; per cui segue: Ed egli era a poppa e dormiva su un guanciale. Se infatti fosse stato sveglio, o non avrebbero temuto e non avrebbero fatto la domanda una volta sorta la tempesta, oppure non avrebbero ritenuto che egli facesse ciò.

Glossa: Dal movimento del mare sorge un certo suono, che sembra essere una certa locuzione del mare che minaccia un pericolo; quindi convenientemente, sotto una certa metafora, comanda la tranquillità con la parola della taciturnità; come anche nel trattenere i venti, che con la loro violenza conturbano il mare, proferì una minaccia. Infatti coloro che hanno potere sono soliti frenare con la minaccia di pene coloro che con la violenza turbano la pace degli uomini. Con ciò dunque viene dato a intendere che come un re può frenare con la minaccia i violenti e con i suoi editti mitigare il mormorio del popolo soggetto, così Cristo, essendo re di tutte le creature, con la sua minaccia frenò la violenza dei venti, e orinò al mare la taciturnità; cessò il vento, che era stato minacciato, e si fece grande bonaccia, cioè nel mare, a cui aveva ordinato la taciturnità.

giovedì 24 agosto 2023

Marco, Capitolo 4, Versetti 26-29

E diceva: Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, anche il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Infatti la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E quando ha prodotto il frutto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura.

Crisostomo: Chiama regno di Dio la fede in lui e il mistero della sua umanità: il quale regno è come un uomo che getta la semente; ed è lui, che è Dio e Figlio di Dio, divenuto uomo senza mutamento della sua sostanza, che ha seminato la terra per noi, vale a dire che ha rischiarato il mondo intero con la parola della sua conoscenza divina.

Girolamo: Il seme è la parola della vita, la terra il cuore degli uomini, e l'addormentarsi dell'uomo è la morte del salvatore. Il seme cresce di notte e di giorno, poiché dopo il sonno di Cristo il numero dei credenti è cresciuto sempre più nelle avversità e nella prosperità quanto alla fede, ed è cresciuto nelle opere.

Teofilatto: Cristo dorme con la ascensione al cielo, dove, mentre sembra dormire, si leva spesso, sia durante la notte, richiamandoci al suo ricordo durante la prova, sia durante il giorno, quando ci salva mediante la preghiera.

Crisostomo: Dapprima produce l'erba nella legge di natura, avanzando lentamente verso la perfezione, poi produce le spighe da raccogliere in un mazzo e da offrire al Signore sull'altare, cioè nella legge di Mosè; infine il frutto pieno nel Vangelo: o perché non solo è necessario che produciamo foglie per obbedienza, ma anche che siamo prudenti, resistendo come delle spighe che si tengono ritte, non curandoci dei venti che agitano. Dobbiamo inoltre curare l'anima con l'assiduità della memoria, per portare frutto come delle spighe, cioè dimostrare la completa operazione della virtù.

Gregorio: L'uomo getta il seme in terra quando pone una buona intenzione nel suo cuore; dorme poi chi già riposa nella speranza della buona opera; sorge poi nella notte e nel giorno poiché progredisce tra le cose avverse e prospere. Il grano cresce senza che egli vi pensi, poiché nel momento in cui egli non può misurarne il progresso, l'energia che è stata concepita una prima volta avanza verso il suo completo sviluppo. È quando concepiamo dei buoni desideri che noi gettiamo il seme nella terra; quando cominciamo a operare rettamente siamo erba, quando cresciamo verso la perfezione delle buone opere giungiamo alla spiga; quando ci consolidiamo nella perfezione della stessa opera, la nostra spiga è piena di frumento.

martedì 22 agosto 2023

San Giovanni Crisostomo - Nella Chiesa ci si Consola a Vicenda

(Giovanni Crisostomo, In Genes. 5)

 ☩

Se uno giunge in piazza e vi trova anche un solo amico, tutta la sua tristezza sparisce. Ma noi non andiamo in piazza, bensí in chiesa: vi incontriamo non uno solo, ma molti amici, ci uniamo a molti fratelli, a molti padri. Non dovremmo dunque allontanare ogni nostro scoraggiamento e riempirci di letizia? Non solo per il numero delle persone che vi si radunano la riunione in chiesa è migliore degli incontri sulla piazza, ma anche per gli argomenti che vi si trattano. Vedo infatti come quelli che perdono il tempo in piazza e vi si siedono in circolo parlano spesso di cose inutili, fanno discorsi frivoli e si intrattengono su argomenti per nulla convenienti. Anzi, c`è l`abitudine di indagare e investigare con gran cura gli affari degli altri. Quanto sia incerto e pericoloso abbandonarsi a tali discorsi, oppure ascoltarli e lasciarsene influenzare, e quanto spesso questi convegni abbiano fatto sorgere dissidi nelle famiglie, non intendo trattarlo qui. Tutti senz`altro concorderanno che quei discorsi sono inutili, frivoli e mondani, ed anche che non è facile far entrare una parola spirituale in simili riunioni.

Ma qui in chiesa non è cosí, anzi precisamente l`opposto. Ogni discorso inutile è bandito ed ogni insegnamento spirituale ha il suo posto. Parliamo della nostra anima e dei beni che interessano l`anima, della corona che c`è riposta nel cielo, della rettitudine nella vita, della bontà di Dio, e della sua provvidenza per tutto il mondo e ancora di tutte le cose che ci riguardano, il motivo per cui siamo stati creati e la sorte che ci aspettiamo quando ce ne partiamo da quaggiú, e la situazione che verrà per noi decisa. A queste riunioni non solo noi prendiamo parte, ma anche i profeti e gli apostoli; anzi, il fatto piú grande è che il Signore di noi tutti, Gesú, sta in mezzo a noi. Egli stesso ha detto: “Dove due o tre sono raccolti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro (Mt 18,20). Ma se Cristo è presente dove sono radunati due o tre, quanto piú sarà in mezzo a noi quando tanti uomini, tante donne, tanti padri sono insieme con gli apostoli e i profeti. Per questo anche noi parliamo con tanto coraggio, nella certezza del suo aiuto.

giovedì 17 agosto 2023

Marco, Capitolo 4, Versetti 21-25

E diceva loro: Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda. E diceva loro: Fate attenzione a ciò che udite. Con la stessa misura con cui misurate sarete misurati anche voi, anzi, vi sarà dato in aggiunta. Poiché a chi sarà dato, e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

Crisostomo: Dopo l'interrogazione dei discepoli sulla parabola, e la spiegazione, bene aggiunge: E diceva loro: Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?, come se dicesse: la parabola è stata detta non perché rimanga non manifestata o occulta, come sotto il moggio, o sotto il letto, ma perché sia manifesta a chi è degno. In noi la lampada è la luce intellettuale, che secondo la proposizione dell'illuminazione appare o chiaramente o oscuramente. Se infatti le meditazioni o i ricordi che nutrono tale lume e con cui la lampada viene accesa vengono trascurati, ben presto si estingue.

Teofilatto: Qui il Signore ammonisce i discepoli a essere luminosi secondo la vita e il comportamento, come se dicesse: come la lampada viene posta per risplendere, così tutti guarderanno la vostra vita. Quindi preoccupatevi di avere una vita buona e non sedete negli angoli, ma siate una lampada: infatti la lampada risplende se è posta non sotto il letto, ma nel lucerniere. Ed è necessario porre tale lampada sul lucerniere, cioè nell'altezza del comportamento che è secondo Dio, in modo che possa illuminare anche gli altri; non sotto il moggio, cioè intorno alla gola, né sotto il letto, cioè nell'ozio: infatti nessuno che si occupa dei cibi e ama il riposo potrebbe essere una lampada che illumina tutti.

Segue: Se uno ha orecchi per intendere, intenda. Beda: Cioè: se qualcuno ha la capacità di comprendere la parola di Dio, non si sottragga a ciò, e non converta ciò che ha udito in favole; ma la verità che ha parlato a costoro prepari l'orecchio a intendere, la mano ad agire, la lingua a predicare.

sabato 5 agosto 2023

San Giovanni Crisostomo - Amare il Prossimo per Cristo

Dove due o tre sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo ad essi” (Mt 18,20). Orbene non vi sono forse due o tre uniti nel nome suo? Vi sono, sí; ma raramente. Gesú infatti non parla semplicemente di unione materiale, né ricerca solo questo, ma anche e soprattutto, come già vi ho detto, le altre virtù insieme a ciò; inoltre esige questo con molto rigore. E` come se dicesse: Se qualcuno mi tiene come fondamento e causa principale della sua amicizia per il prossimo, io sarò con lui a condizione che egli abbia anche le altre virtù. Vediamo invece al giorno d`oggi che la maggior parte degli uomini hanno altre, diverse motivazioni alle loro amicizie. Ecco: un uomo ama perché è amato; un altro perché è onorato; un altro ancora perché qualcuno gli è stato utile in qualche affare o per altro analogo motivo. Ma è difficile trovare qualcuno che per Cristo ami il suo prossimo autenticamente, come si deve amare. Generalmente gli uomini si uniscono fra di loro per interessi terreni. Non cosí amava Paolo: egli amava per Cristo; il motivo del suo amore era Cristo. Per questo, anche se non era riamato come egli amava, il suo amore non veniva meno, poiché aveva gettato in profondità la forte radice dell`amore. Ma purtroppo, oggi, non si ama piú in questa maniera. Se si esamina ogni caso, si troverà che generalmente l`amicizia ha una causa ben diversa dall`amore di Cristo. E se mi fosse consentito di fare tale indagine presso una grande moltitudine di persone, io vi dimostrerei che la maggior parte degli uomini sono uniti tra loro per motivi inerenti alle necessità della vita terrena. E quanto dico risulta evidente considerando anche le cause che provocano l`inimicizia, l`odio. Dato che gli uomini si cercano per motivi passeggeri, la loro amicizia non è ardente né costante. Un cenno di disprezzo o una parola aspra, una minima perdita di denaro, un sentimento di invidia, un desiderio di vanagloria e qualunque altro simile incidente basta per rompere l`amicizia. Il fatto è che essa non ha una radice spirituale; niente di terreno e di materiale potrebbe infatti spezzare un vincolo spirituale, non lo si potrebbe vincere né distruggere. Né le calunnie, né i pericoli, né la morte o altro possono infrangerlo, né strapparlo dall`anima dell`uomo. Colui che ama per Cristo, anche se dovesse patire infiniti dolori, mirando alla causa del suo amore, non cesserà mai di amare; chi invece ama per essere amato, smette di amare non appena soffre qualche amarezza. Colui che si è legato con l`amore di Cristo, non desisterà mai dall`amare. Perciò anche Paolo afferma: “La carità non viene mai meno” (1Cor 13,8).

sabato 22 luglio 2023

San Giovanni Crisostomo - Per Me il Vivere è Cristo e il Morire un Guadagno

Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Prima dell'esilio, nn. 1-3; PG 52, 427*-430)


Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l'esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. È per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.

Non senti il Signore che dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»? (Mt 18, 20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità? Mi appoggio forse sulle mie forze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).

Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei prìncipi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Se la vostra carità non mi avesse trattenuto, non avrei indugiato un istante a partire per altra destinazione oggi stesso. Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch'io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.

Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch'io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l'anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo. Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno. Il raggio solare può recarmi qualcosa di più giocondo della vostra carità? Il raggio mi è utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura.

domenica 16 luglio 2023

Marco, Capitolo 4, Versetti 1-20

Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare e si raccolse intorno a lui una grande folla, così che, salendo su una barca, sedeva sul mare, e tutta la folla era lungo il mare sopra la terra. E insegnava loro con parabole molte cose e diceva loro nel suo insegnamento: Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare, e mentre seminava una parte cadde sulla strada, e vennero gli uccelli del cielo e la mangiarono; un'altra cadde sul terreno pietroso, dove non c'era molta terra, e subito crebbe, poiché non aveva la profondità della terra; e quando crebbe il sole la seccò, e poiché non aveva radice, inaridì; un'altra cadde tra le spine, e le spine crebbero e la soffocarono, e non diede frutto; un'altra cadde sulla terra buona, e dava frutto che saliva e cresceva, e dava una trenta e una sessanta e una cento. E diceva: Chi ha orecchi per intendere intenda. E quando fu solo i suoi, assieme ai dodici lo interrogavano sulla parabola. E diceva loro: A voi è stato dato di conoscere i misteri del regno di Dio; per quelli invece che sono fuori tutto avviene in parabole, affinché «vedendo vedano e non vedano, e udendo odano e non intendano, perché non si convertano e vengano loro rimessi i peccati». E disse loro: Non capite questa parabola? E come conoscerete tutte le parabole? Chi semina, semina la parola. Coloro poi che sono lungo la strada sono quelli nei quali viene seminata la parola, e quando la odono subito viene satana e porta via la parola seminata nei loro cuori. E questi sono similmente coloro che sono seminati sulle pietre, i quali, quando hanno ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi e sono incostanti; quindi, sorta la tribolazione e la persecuzione a motivo della parola, subito si scandalizzano. Altri sono quelli che vengono seminati sulle spine: questi sono coloro che ascoltano la parola, ma le preoccupazioni del secolo e l'inganno delle ricchezze e tutte le altre bramosie soffocano la parola e questa rimane senza frutto. E questi sono invece quelli che vengono seminati sopra la terra buona, che ascoltano la parola e l'accolgono e fruttificano uno il trenta, uno il sessanta e uno il cento.

Girolamo: La parabola è una comparazione di cose discrepanti per natura fatta sotto una certa somiglianza. Infatti parabola in greco significa somiglianza, quando indichiamo mediante certe comparazioni ciò che vogliamo che sia inteso. Così, infatti, diciamo che qualcuno è ferreo quando vogliamo che sia inteso come duro e forte; quando invece vogliamo indicare la velocità, lo compariamo ai venti e agli uccelli. Parla poi alle folle in parabole secondo il costume della sua provvidenza, cosicché quanti non potevano capire le cose celesti potessero cogliere le cose udite mediante una similitudine terrena.

domenica 25 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 31-35

E vengono sua madre e i suoi fratelli, e stando fuori lo mandarono a chiamare. E sedeva intorno a lui la folla e gli dicono: Ecco. fuori tua madre e i tuoi fratelli cercano te. E rispondendo disse loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? E guardando all'intorno quelli che sedendo lo circondavano disse: Ecco mia madre e i miei fratelli: chi infatti farà la volontà di Dio, costui è mio fratello, e sorella e madre.

Crisostomo: Da ciò risulta manifesto che non sempre i suoi fratelli e sua madre erano con lui, ma poiché era amato vengono da lui per riverenza e affetto, aspettando fuori.

Beda: I fratelli del Signore vanno ritenuti non figli della sempre Vergine Maria, secondo Elvidio, né figli di Giuseppe da un'altra moglie, secondo alcuni, ma vanno piuttosto giudicati come congiunti.

Crisostomo: Un altro Evangelista invece (Gv 7, 5) dice che «i suoi fratelli non credevano ancora in lui», a cui conviene ciò che qui viene detto, che cioè lo cercavano aspettando di fuori; e secondo la loro intenzione il Signore non ne parla come di parenti, per cui segue: E rispondendo disse loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Non disse però ciò come rimproverando la madre e i fratelli, ma mostrando che sopra ogni parentela corporale occorre preonorare la propria anima: per cui convenientemente ciò veniva detto a coloro che si davano a questo parlare da vicini come a qualcosa di più utile della dottrina della salvezza.

Beda: Alla loro domanda sull'ufficio del verbo dissimula di uscire, non rifiutando l'ufficio di pietà della madre, ma mostrando di avere l'affetto più ai misteri paterni che a quelli materni. Né ingiuriosamente disprezza i fratelli, ma, preferendo l'opera spirituale alla parentela materiale, mostra che è più religiosa l'unione dei cuori che quella dei corpi.

Crisostomo: Con ciò Gesù mostra che bisogna onorare quelli che sono vicini nella fede più che tutti i consanguinei. In realtà uno diventa madre di Gesù predicando. Infatti chi lo infonde nel cuore di chi ode è come se lo partorisse.

domenica 18 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 23-30

E convocatili, diceva loro in parabole: Come può Satana scacciare Satana? E se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggere. E se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggere. E se satana è ribelle a se stesso, è diviso e non può reggere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un forte e rapirgli le sue cose se prima non ha legato il forte, e allora deruberà la sua casa. In verità vi dico che tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e le bestemmie con cui bestemmieranno saranno rimesse, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà remissione in eterno, ma sarà reo di colpa eterna. Poiché dicevano: Ha uno spirito immondo.

Crisostomo: […] Un regno diviso tra sé da una guerra intestina è necessario che rimanga desolato, come appare anche nella casa e nella città. Per cui, se il regno di Satana è diviso in se stesso, così che Satana scacci Satana dagli uomini, si è avvicinata la desolazione del regno dei demoni: infatti il regno consiste nel tenere gli uomini soggetti. Se dunque vengono scacciati dagli uomini, ciò non è altro che il dissolvimento del loro regno. Se invece hanno ancora potere sugli uomini, è chiaro che il regno del maligno regge ancora, e non è diviso contro se stesso.

Teofilatto: L'esempio è questo. Il forte è il demonio, i suoi vasi sono gli uomini nei quali è accolto: se dunque uno prima non ha vinto il demonio e l'ha legato, come potranno i suoi vasi, cioè gli indemoniati, essere rubati? Così anch'io che rubo i suoi vasi, cioè libero gli uomini dalla possessione demoniaca, prima lego i demoni, li supero e sono il loro nemico. Come dite dunque che ho Belzebù e scaccio i demoni essendo loro amico?

In verità vi dico che tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e le bestemmie con cui bestemmieranno. Beda: Certamente non tutti i peccati e le bestemmie saranno rimessi qua e là a tutti gli uomini, ma a coloro che avranno fatto degna penitenza per i peccati commessi in questa vita, e così non ha alcun luogo Novaziano, che diceva che non bisogna dare il perdono ai penitenti caduto nel martirio, oppure Origene, il quale asserisce che dopo il giudizio universale, passato cioè il corso dei secoli, tutti i peccatori conseguiranno il perdono dei peccati, errore che è redarguito dalle seguenti parole del Signore, quando si aggiunge: Ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà remissione in eterno.

sabato 10 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 20-22

E vengono nella casa, e si riunì ancora la folla, così che non potevano neanche mangiare il pane. E avendolo udito i suoi, uscirono per trattenerlo; dicevano infatti che era uscito di sé. E gli scribi, che erano usciti da Gerusalemme, dicevano anche che aveva Belzebù e scacciava i demoni nel principe dei demoni.

Crisostomo: Le moltitudini dei principi erano ingrate, impedite dalla conoscenza a motivo dell'orgoglio, mentre la moltitudine del popolo veniva grata a lui.

Beda: Quanto beata in verità la frequenza della folla che confluiva, che tanto si preoccupava di ottenere la salvezza che per l'autore della salvezza e per quelli che erano con lui non rimaneva libero nemmeno il tempo di mangiare; mentre la folla che lo frequentava esteriormente non lo teneva in gran conto; segue infatti: E avendolo udito i suoi, uscirono per trattenerlo. Poiché infatti non potevano capire l'altezza della sapienza che udivano, pensavano che parlasse come un alienato; per cui segue: dicevano infatti che era uscito di sé. Teofilatto: Cioè ha un demonio, ed è infuriato: volevano infatti tenerlo per farlo imprigionare come indemoniato. E questo lo volevano i suoi, cioè i vicini, forse i suoi compatrioti, o i suoi fratelli. Fu però una folle insania lo scambiare con un infuriato l'autore di così mirabili prodigi di divina sapienza.

Beda: C'è una grande differenza fra coloro che non intendono la parola di Dio per il ritardo della mente, quali furono coloro di cui abbiamo parlato, e quelli che intendono cioè bestemmiando volontariamente, dei quali si parla poi: E gli scribi, che erano usciti da Gerusalemme, dicevano anche che aveva Belzebù. Ciò che infatti no potevano negare cercano di pervertirlo con una sinistra interpretazione, come se non fosse opera della divinità, ma dello spirito più immondo, cioè di Belzebù, che era un dio di Accaron. Infatti Beel significa uomo e Zebud mosca: Belzebù dunque si interpreta uomo delle mosche, per le sporcizie del sangue immolatizio, dal quale sporchissimo rito lo chiamavano principe dei demoni, quando aggiungono: e che scacciava i demoni nel principe dei demoni.

venerdì 12 maggio 2023

Marco, Capitolo 2, Versetti 23-28

E avvenne ancora che, mentre il Signore camminava di sabato lungo i campi di grano, i suoi discepoli cominciarono ad andare avanti a strappare le spighe. Ma i Farisei gli dicevano: ecco, perché fanno ciò che no è lecito di sabato? E disse loro: non avete mai letto che cosa fece Davide quando, essendo nel bisogno, ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio sotto il principe dei sacerdoti Abiatar e mangiò i pani della preposizione, che non era lecito mangiare se non ai soli sacerdoti, e ne diede a quelli che erano con lui? E diceva loro: il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato; così il Figlio dell'uomo è padrone anche del sabato.

Agostino: Il popolo di Israele aveva per legge il precetto di non ritenere nessuno ladro nei suoi campi a meno che non volesse portar via qualcosa: infatti chi non toccava nulla senza poi mangiarlo, veniva lasciato andar via libero e impunito. Per questo i Giudei accusarono i discepoli del Signore che strappavano le spighe non di furto, ma di violazione del sabato.

Beda: La cura della salute e della vita dell'uomo è più grande della custodia del sabato. Infatti è stato comandato di custodire il sabato in modo però che ci fosse stata necessità non fosse colpevole chi lo avesse violato; per questo non era proibito praticare la circoncisione di sabato, poiché era necessario farlo; e i Maccabei, presi dalla necessità, combattevano di sabato; per cui, avendo i discepoli fame, ciò che non era lecito nella legge divenne lecito per la necessità della fame; come oggi, se uno per malattia infrangesse il digiuno, per nessun motivo sarebbe ritenuto colpevole.

Crisostomo: Gesù chiama propriamente se stesso Figlio dell'uomo e padrone del sabato poiché, essendo veramente Figlio di Dio, si è degnato di chiamarsi Figlio dell'uomo a motivo degli uomini. Ora, la legge non ha il dominion sul legislatore e il padrone della legge: infatti al re sono lecite più cose di quante ne stabilisce la legge. La legge poi è data ai deboli, non ai perfetti e a quelli che operano sopra la legge.

mercoledì 10 maggio 2023

Marco, Capitolo 2, Versetti 18-22

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno e vengono e gli dicono: Perché i discepoli di Giovanni e dei farisei digiunano mentre i tuoi discepoli non digiunano? Gesù disse loro: Possono forse i figli delle nozze digiunare finché lo sposo è con loro? Nel tempo in cui hanno con loro lo sposo con loro non possono digiunare. Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio, altrimenti il rattoppo nuovo straccia il vecchio e si forma uno strappo peggiore; e nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino nuovo rompe gli otri, e si perdono vino e otri; ma vino nuovo in otri nuovi.

Glossa: Come sopra il maestro veniva rimproverato presso i discepoli per il suo stare assieme ai peccatori, così adesso, al contrario, i discepoli vengono rimproverati presso il maestro per l'omissione del digiuno, in modo che così nascesse tra di loro un punto di dissidio. Teofilatto: Infatti i discepoli di Giovanni, posti in una situazione imperfetta, rimanevano nelle consuetudini giudaiche.

Teofilatto: Gesù chiama anche se stesso sposo non solo in riferimento alle anime verginali, ma anche perché il tempo della sua prima venuta non è di dolore né di tristezza per coloro che credono in lui, né comporta fatica, ma riposo: dà infatti riposo senza operazione legali mediante il battesimo, con cui facilmente conquistiamo la salvezza senza fatica. I figli delle nozze, cioè dello sposo, sono gli Apostoli: poiché essi per grazia di Dio sono stati resi degni di ogni bene celeste, e partecipi di ogni diletto.

Crisostomo: Gesù dichiara poi che la sua compagnia è aliena da ogni angustia quando aggiunge: Nel tempo in cui hanno con loro lo sposo con loro non possono digiunare. Si rattrista chi non ha presente il bene; chi invece lo riceve nel presente, gode e non si rattrista. Per distinguere però il loro orgoglio e mostrare che non conservava i suoi discepoli per piacere aggiunge: Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno; come se dicesse: vi sarà un tempo per mostrare la loro virilità; quando infatti verrà loro tolto lo sposo, digiuneranno, aspettando la sua venuta, per congiungere a lui gli spiriti mondani delle angustie corporali. Mostra inoltre che non vi è alcuna necessità che i suoi digiunino, come coloro che hanno presente con sé uno sposo di natura umana che ovunque presiede alle parole di Dio e che attribuisce il seme della vita. I figli dello sposo poi, essendo bambini, non possono conformarsi totalmente al padre e allo sposo, che considerando la loro infanzia si degna di non lasciarli ancora digiunare; ma quando lo sposo si ritirerà, digiuneranno per il desiderio, e quando saranno perfetti e si congiungeranno allo sposo per le nozze, parteciperanno sempre a una cena regale.

venerdì 7 aprile 2023

Marco, Capitolo 2, Versetti 1-12

Ed entrò ancora in Cafarnao dopo otto giorni e si udì che era nella casa e convennero molti, così che la casa non li conteneva nemmeno davanti alla porta, ed egli parlava loro. E giunsero a lui trasportando un paralitico che era portato da quattro persone. E non potendo portarglielo innanzi a causa della folla, scoperchiarono il tetto dove si trovava, e fatta un'apertura calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Avendo dunque Gesù visto la loro fede disse al paralitico: Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati. Ma vi erano seduti là alcuni scribi che pensavano in cuor loro: Perché costui parla così? Bestemmia. Chi può rimettere i peccati se non Dio solo? Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, dice loro: Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: Dire al paralitico: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Affinché dunque sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, disse al paralitico: Io ti dico: Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua. E subito quello si alzò, e, sollevato il lettuccio e se ne andò davanti a tutti, così che tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: Non abbiamo mai visto alcunché di simile.


Beda: Bisogna certamente vedere che tanto vale presso Dio la fede propria di chiunque quanto li valse la fede altrui a che tutto l'uomo si levasse immediatamente, risanato interiormente ed esternamente, e per il merito di altri venissero rimessi gli errori altrui. Teofilatto: Vide anche la fede dello stesso paralitico: egli infatti non si sarebbe lasciato portare se non avesse avuto fiducia nella guarigione.

Beda: Prima di curare l'uomo della paralisi il Signore scioglie i vincoli dei peccati, per mostrare che egli era stato condannato con la dissoluzione degli arti a motivo dei legami delle colpe, e che non poteva essere risanato con il recupero delle membra malate prima prima dello scioglimento di quelli. Ammira poi l'umiltà: chiama figlio uno disprezzato e debole e con tutte le membra dissolte, che i sacerdoti non si degnavano di toccare; oppure lo chiama figlio poiché gli sono rimessi i suoi peccati.

venerdì 17 marzo 2023

Marco, Capitolo 1, Versetti 40-45

E venne a lui un lebbroso pregandolo, e in ginocchio e gli disse: Se vuoi, puoi mondarmi. Gesù avendo pietà di lui, stese la sua mano, e toccandolo gli disse: Lo voglio, sii mondato. E avendo detto ciò, subito la lebbra lo lasciò e fu guarito. E ammonendolo severamente lo rimandò e gli disse: Vedi di non dirlo a nessuno, ma va, e mostrati al principe dei sacerdoti, e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha ordinato a testimonianza per loro. Ma quello, uscito, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori in luoghi deserti, e accorrevano a lui da ogni parte.

Agostino: Di questo lebbroso mondato Marco ricorda cose tali da farlo identificare con quello che Matteo dice fu mondato quando il Signore discese dopo il discorso della montagna. E poiché il Signore dice (Mt, 17): «Non sono venuto ad abolire la la legge, ma a portarla a compimento», colui che ha escluso dalla legge, pensando che sarebbe stato guarito dal potere del Signore, indicò che la grazia che poteva lavare la macchia del lebbroso non veniva dalla legge, ma da sopra la legge. In verità, come nel Signore viene dichiarata l'autorità del potere, così in lui la costanza della fede; segue infatti: e in ginocchio e gli disse: Se vuoi, puoi mondarmi. Si gettò con la faccia a terra, il che è segno di umiltà e pudore, affinché ciascuno si vergogni delle macchie della sua vita, ma la vergogna non impedì la confessione: mostra la ferita e chiede il rimedio; e la stessa confessione è piena di religione e di fede: infatti attribuisce il potere alla volontà del Signore.

Beda: Lo toccò anche per provare che non poteva essere contaminato colui che liberava gli altri. Inoltre è mirabile il fatto che egli lo guarì nel modo in cui era stato pregato. Se vuoi, aveva detto il lebbroso, puoi mondarmi; egli disse: lo voglio, e qui hai la volontà; sii mondato, e qui hai l'effetto della pietà.

Crisostomo: I Salvatore manda costui dal sacerdote per la prova della guarigione, e affinché questa non avvenisse al di fuori del tempio, ma venisse computata nella preghiera con il popolo. Lo manda anche per adempiere la legge, e così chiudere la bocca malevola dei Giudei. Così compì l'opera lasciandone ad essi la prova. Beda: Affinché cioè il sacerdote comprendesse che egli era stato guarito non nell'ordine della legge, ma per la grazia di Dio al di sopra della legge.

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