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I DONI DELLO SPIRITO SANTO

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Caro amico,  il cammino di perfezione  è lungo ed aspro e  per arrivare  alla  meta  hai bisogno delle ispirazioni e delle le illuminazioni dello Spirito Santo che silenziosamente ti conduce, con dolce fermezza.

Nel silenzio della preghiera e nella disponibilità del cuore, nel quale tacciono le passioni, lo Spirito non mancherà di farti sentire la sua voce. Sarà lui la tua guida spirituale insostituibile, che ti prenderà per mano senza mai lasciarti solo.

Lo Spirito farà fiorire i suoi santi doni, grazie ai quali la tua anima viene assimilata a Dio, come il ferro che diventa incandescente nel fuoco.

Grazie al dono della sapienza l’anima acquista uno spiccato senso soprannaturale. Vede e giudica ogni cosa non secondo il metro e la mentalità degli uomini, ma unicamente dal punto di vista di Dio.

Se hai in te la luce della sapienza, saprai vedere la mano provvidente e misericordiosa del Padre celeste anche negli avvenimenti apparentemente insignificanti della tua vita quotidiana.

Allo stesso modo la saprai scorgere anche nei grandi eventi storici, dove, al di là dell’azione degli uomini e della natura, vi è la mano dell’Onnipotente che tutto regge e governa. Imparerai così a ringraziare e a riporre sempre la tua fiducia in Dio.

Grazie al dono dell’intelletto lo Spirito Santo conduce la tua anima alla comprensione profonda delle verità della fede. Per quanto lo studio umano possa essere utile, non ti sarà mai possibile penetrare il significato profondo dei misteri  senza una luce soprannaturale che illumina la tua mente.

Quanti hanno studiato teologia, ma sono poi caduti in gravi errori! Quanti, che si sono fondati sulla scienza umana nello studio delle Scritture, si sono fermati al loro significato superficiale.

Se la tua fede progredisce e si perfeziona, riceverai il dono dell’intelletto, grazie al quale i misteri della fede ti mostreranno il loro splendore e la loro sublime bellezza.

Il dono del consiglio è quella luce che illumina il cammino di santità, impedendoti di compiere dei passi falsi, senza che tu ti sia reso conto di aver sbagliato direzione.

Devi chiederlo allo Spirito Santo, con insistenza e con cuore sincero, perché non abbia mai a confondere il male col bene e perché venga preservato dalle forme più sottili di auto-inganno.

Pensa, caro amico, in quante situazioni della vita è difficile sapere con coscienza certa ciò che è bene e ciò che è male e quale sia la volontà di Dio da compiere.

Solo la luce dello Spirito Santo, che illumina un cuore puro e aperto alla verità, ti può indicare con sicurezza la via da seguire, senza cadere nelle insidie dell’ingannatore.

Non è possibile seguire Cristo lungo la via della croce e fino alla testimonianza del martirio senza il dono della fortezza. E’ questo dono dello Spirito che ti sottrae dalla mediocrità e dalla tiepidezza della carne, per indirizzarti verso la pratica eroica delle virtù.

 Oggi il dono della fortezza è particolarmente necessario, perché il cristiano è chiamato a camminare controcorrente. Pensa a quale triste spettacolo danno vita molti cristiani che pensano e agiscono come il mondo, intruppati nel gregge del materialismo e dell’indifferentismo.

Col dono della scienza imparerai a giudicare rettamente delle creature, vedendole in rapporto al Creatore e a usarle in ordine al tuo fine ultimo, che è la vita eterna.

Il tuo occhio, illuminato dal dono della scienza, scorgerà nella natura il riflesso della divina Bellezza e, come S. Francesco, imparerà a lodarla e a glorificarla.

Tutto ti porterà a Dio. Il fiore del campo, come le mirabili realizzazioni dell’intelligenza umana. Saprai usare ogni cosa terrena per il fine ultimo, che è la salvezza eterna delle anime

Grazie al dono sublime della pietà potrai sentire che Dio è Padre, il quale ti ama con infinita tenerezza e che tu gli sei figlio, di cui egli desidera l’affetto, la dedizione, l’obbedienza e il totale abbandono.

Come il bambino nelle braccia della madre, così tu ti sentirai pieno di fiducia e di sicurezza sul cuore di Dio. Ogni paura si sarà dissolta e scoprirai che Dio è amore.

Tutti i doni dello Spirito Santo confluiscono nel santo timore di Dio. Il timore santo non è paura, ma consapevolezza che l’Onnipotente è santo e non tollera il peccato.

 Con questo dono, caro amico, attenderai con “timore e tremore” all’opera della tua salvezza, cercando di essere un figlio di Dio irreprensibile, in mezzo a una generazione allo sbando, nella quale devi risplendere come un astro del cielo.

MEDJUGORJE: I TRE GIORNI DELLA SALVEZZA

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Trovo geniale il format del nuovo libro

Carissimo Padre Livio, trovo geniale la struttura del nuovo libro, dove le riflessioni che si succedono formano un mosaico coinvolgente. Ottima l’idea di incastonare qua e là pezzi pregiati della profezia cristiana che illuminano la strada. Lei sta usando la fionda di Davide contro la supponenza di moderni Golia.

Complimenti caro Padre

Maurizio

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Messa a Verona, il Papa: lo Spirito Santo è il protagonista, dà coraggio e fa l’armonia

La visita di Francesco nella città veneta si chiude con la celebrazione eucaristica nello Stadio Bentegodi, alla presenza di 32 mila fedeli, tra i quali moltissimi ragazzi e giovani. A loro il Pontefice affida una riflessione sullo Spirito Santo alla vigilia della solennità di Pentecoste, invitando a riscoprire e valorizzare l’azione del Paraclito nella vita cristiana. Perché quando non lo si lascia agire, avverte, si dà spazio alle guerre e alle lotte tra fratelli

Nicola Gori – Città del Vaticano- 18 Maggio 2024

Lo Spirito Santo è il Protagonista, dà il coraggio per vivere cristianamente e fa l’armonia. In un mondo in cui lo Spirito Santo è sconosciuto anche per tante comunità cristiane, Papa Francesco ricorda la sua azione nella vita del cristiano. Ad ascoltarlo 32 mila persone, in maggioranza giovani e adolescenti, che fin dal primo pomeriggio di oggi, sabato 18 maggio, lo hanno atteso sotto il sole nello stadio Bentegodi di Verona. Tra canti, balli e cori, si sono preparati a partecipare alla celebrazione eucaristica della vigilia della solennità di Pentecoste, a conclusione della visita pastorale nella città scaligera.

Omelia interamente a braccio 

Nell’omelia, tutta improvvisata a braccio, il Papa ricorda quanto narrato negli Atti degli Apostoli, quando l’apostolo Paolo si reca nella comunità cristiana di Efeso e chiede se hanno ricevuto lo Spirito Santo. La risposta è un’ulteriore domanda: “Cos’è lo Spirito Santo?”. Ignoravano chi fosse, fa notare Francesco. E lo stesso avverrebbe forse in tante comunità cristiane se venisse posta la domanda: “cosa è lo Spirito Santo?”.

Il Pontefice ricorda anche un aneddoto simpatico. In una messa con circa 200 bambini nel giorno di Pentecoste, egli domandò: “Chi è lo Spirito Santo?”. I piccoli volevano rispondere tutti, ma invitato a farlo, uno di loro disse candidamente: “È il paralitico”. Aveva sentito “Paraclito” ma aveva detto “paralitico”.

Il Protagonista della nostra vitaTornando alla riflessione spirituale, Papa Francesco definisce lo Spirito come il “Protagonista della nostra vita”:

È quello che ci porta avanti, che ci aiuta ad andare avanti, che ci fa sviluppare la vita cristiana. Lo Spirito Santo è dentro di noi. State attenti: tutti abbiamo ricevuto, con il Battesimo, lo Spirito Santo, e anche con la Cresima, di più! Ma io ascolto lo Spirito Santo che è dentro di me? Ascolto lo Spirito che muove il cuore e mi dice: “Questo non farlo, questo sì”? O per me non esiste lo Spirito Santo?

Poi Francesco ricorda che gli apostoli erano riuniti a porte chiuse nel cenacolo perché avevano paura. Ed è in quel momento che lo Spirito Santo con la sua venuta ha cambiato loro il cuore. Così hanno avuto il coraggio di andare a predicare. Infatti, lo Spirito dà il coraggio di vivere la vita cristiana e, in questo modo, cambia l’esistenza.

Per Bergoglio non c’è età per cambiare vita: ogni momento è quello buono, perché lo Spirito può agire anche in un istante. Non serve scoraggiarsi per i propri peccati; importante è ascoltarlo affidarsi a Lui. Da qui, l’invito alla fiducia: “con un solo giorno, lo Spirito ti può cambiare la vita. Ti può cambiare il cuore”. Per questo, Francesco incoraggia i fedeli presenti a ripetere: “lo Spirito ci cambia la vita”.

Gli apostoli, che erano in preda alla paura, quando hanno ricevuto lo Spirito Santo sono andati avanti con coraggio a predicare il Vangelo. E questa è una “lezione” per tutti: tante volte, ricorda Francesco, ci sono cristiani che sono come l’acqua tiepida, né caldi né freddi, perché gli manca il coraggio. Ma non esistono altre strade per trovare coraggio: solo l’affidamento e la preghiera allo Spirito. Ancora una volta il Papa coinvolge l’assemblea dello stadio facendo ripetere: “Lo Spirito ci dà coraggio”

E poi, una cosa molto bella fece lo Spirito quel giorno della Pentecoste. C’era gente di tutte le nazioni, di tutte le lingue, di tutte le culture, e lo Spirito, con quella gente, edifica la Chiesa. Lo Spirito edifica la Chiesa. Cosa vuol dire? Che fa tutti uguali? No! Tutti differenti, ma con un solo cuore, con l’amore che ci unisce. Lo Spirito è Colui che ci salva dal pericolo di farci tutti uguali.

Siamo tutti redenti, afferma Bergoglio: tutti amati dal Padre, tutti istruiti da Gesù Cristo. E lo Spirito che fa? “C’è una parola – risponde – che spiega bene questo: lo Spirito fa l’armonia. L’armonia della Chiesa. Ognuno differente dall’altro, ma in un clima di armonia. Insieme, lo Spirito ci fa l’armonia”. Lo ripete ancora insieme con i presenti: “Lo Spirito ci fa l’armonia”.

Il miracolo di Pentecoste

Il Papa evidenzia che questo è il miracolo della Pentecoste: “prendere uomini codardi, impauriti e farli coraggiosi; prendere uomini e donne di tutte le culture e farne un’unità di tutti, fare la Chiesa”. È importante comprendere che lo Spirito unisce queste persone senza farle uguali. E così Francesco chiede ai presenti di scandire: “lo Spirito fa l’armonia”.

Del resto, fa presente, tutti hanno bisogno dell’armonia. Da qui l’auspicio che lo Spirito dia armonia alla nostra anima, alle famiglie, alle città, alle società, al mondo del lavoro.

D’altra parte, avverte, il contrario dell’armonia è la guerra, è lottare uno contro l’altro. E quando si fa la guerra e si lotta tra fratelli, non è lo Spirito che agisce. Da ultimo Francesco ricorda che con gli apostoli nel giorno di Pentecoste c’era la Vergine Maria. E rivolge, quindi, un invito a chiedere a lei che “ci dia la grazia di ricevere lo Spirito Santo” e che, come Madre, ci insegni a riceverlo.

Il programma di Putin: riscrivere la storia

di Stefano Caprio-  Asia News – 19  Maggio 2024

Il primo decreto approvato appena finita la cerimonia di inizio del quinto mandato riguarda i “Fondamenti della politica di formazione storica”. L’ansia di riscrivere la storia è il sentimento che agita più di tutti la coscienza di Putin e di tutta la generazione afflitta dal risentimento della fine dell’Unione Sovietica. Ed è questa visione globale ed escatologica che Putin cerca oggi di impersonare anche accanto a Xi Jinping in piazza Tiananmen.

Molti commenti di questi giorni sono stati dedicati ai cambiamenti della squadra di governo di Mosca decisi dal neo-rieletto presidente Vladimir Putin, su tutti la sostituzione del ministro della difesa Sergej Šojgu con l’economista Andrej Belousov, che prelude a scenari sempre più apocalittici di conflitto mondiale. In realtà il governo di Mikhail Mišustin è rimasto pressappoco invariato, con l’inserimento di parenti e amici del presidente per avere ancora più garanzie di fedeltà, ma non sembra che si prospetti una grande rivoluzione: le marionette e i “sosia di Putin” si spostano da una poltrona all’altra per questioni di immagine, come il repulisti in atto al ministero della difesa per celebrare la “fine della corruzione”, mentre i vari Šojgu, Patrušev, Medvedev e tanti altri rimangono a fare da suppellettili o ventilatori del “Putin collettivo”, indipendentemente dalla carica che ricoprono al momento.

Quello che veramente indica il senso del “quinto mandato” di Putin, tra le tanti roboanti promesse sulla guerra e sull’economia, è il primo decreto da lui approvato appena finita la cerimonia d’incoronazione, intitolato “Fondamenti della politica di formazione storica”, usando per la “formazione” il termine prosveščenie, “illuminazione” da parte dello Stato verso il popolo per diffondere e impiantare definitivamente nelle menti e nelle anime “le conoscenze storiche corrispondenti alla verità e scientificamente dimostrate”. L’ansia di riscrivere la storia è il sentimento che agita più di tutti la coscienza di Putin, del patriarca Kirill e di tutta la generazione afflitta dal risentimento della fine dell’Unione Sovietica, che doveva essere la “società perfetta” che mette fine alla storia, e ha fatto invece precipitare la Russia fino all’anno zero. Illuminare la storia significa quindi farla ricominciare daccapo, riassumendo tutto quanto è stato perduto in una nuova-antica identità collettiva che dia un senso all’esistenza stessa della Russia nel mondo.

Gli storici sanno bene che i fatti passati non possono essere “scientificamente dimostrati” più di tanto, al di là dei documenti, delle testimonianze e dei resti archeologici, in quanto nella storia conta sempre molto l’interpretazione dei fatti stessi. Di solito la storia la fanno i vincitori, e viene riscritta a seconda del cambio delle posizioni dominanti; quanto più si pretende di imporre una visione definitiva e “illuminata”, tanto più risulta evidente la distorsione ideologica di chi detiene il potere. L’esempio più clamoroso, a cui evidentemente cerca di rifarsi oggi la Russia putiniana, è la Storia del Partito Comunista (Bolscevico) dell’Urss, che Stalin fece scrivere a una commissione incaricata dal Comitato Centrale e da lui presieduta nel 1938, che anche Mao Tse-Tung imponeva come lettura obbligatoria ai comunisti cinesi. Il dittatore georgiano intendeva dimostrare che il comunismo russo era proprio la realizzazione di tutte le aspirazioni dei popoli fin dalle origini della storia, e le scienze stesse venivano messe al servizio di questa definizione: la geografia e la chimica, la fisica e la letteratura erano ugualmente al servizio di questa visione globale ed escatologica, che Putin cerca oggi di impersonare accanto a Xi Jinping in piazza Tiananmen nella sua prima “storica” visita del nuovo mandato.

Il decreto putiniano afferma che la Russia è un “Paese-civiltà”, strana-tsivilizatsija, intendendo non più il sistema “scientifico” del marxismo-leninismo-stalinismo, ma il corifeo dei “valori tradizionali morali e spirituali”, il ritornello degli ultimi anni che accompagna e giustifica tutte le guerre a tutte le latitudini. Il più grande peccato dell’“Occidente collettivo” non è infatti nemmeno la negazione dei principi della famiglia e del genere, la “propaganda Lgbt” o la democrazia affidata ai “poteri forti”, ma è la “negazione dei fatti storici”, cioè il mancato riconoscimento della salvezza del mondo da parte della Russia. Lo scenario evocato è sempre la grande Vittoria sul nazismo, che oggi si intende replicare in Ucraina, e che gli alleati anglosaksy della seconda guerra mondiale pretendono di attribuirsi invece di glorificare il sacrificio escatologico delle armate staliniane. Dietro questi eventi del secolo scorso si “illuminano” tutte le grandi svolte del passato, dell’Europa difesa dagli slavi contro i tartari, dell’Asia conquistata dai cosacchi contro i popoli mongolici, del Medio Oriente protetto dagli zar contro i turchi, dell’Africa colonizzata e dell’America latina rivoluzionaria, fino agli imperi di Roma e Bisanzio, la cui gloria si riversa sulla Terza Roma moscovita.

Non si tratta soltanto della megalomania di un despota che vuole iscrivere il suo nome negli annali, anche se Putin fa di tutto per accentrare su di sé il paragone con i grandi zar e imperatori, risultando peraltro una copia piuttosto grottesca di personaggi già abbastanza mostruosi del passato. È il segnale di un cambiamento della concezione dello Stato nel mondo globale contemporaneo, che non risulta più essere affermata dal libero consenso dei singoli popoli e rappresentata dalle sue istituzioni, ma cerca di ridefinirsi in funzione di una diversa dimensione spazio-temporale. Oggi si annullano le distanze e si disperdono le memorie, mancano punti di riferimento reali e non virtuali, e non a caso le disposizioni di Putin non riguardano soltanto i libri e i manuali, i film e i documentari, ma impongono di regolare perfino i video-giochi e le applicazioni digitali alla “autentica visione” del mondo e della storia.

Si istituiscono le commissioni per “controllare i contenuti della letteratura storica”, per evitare non solo le falsità sul ruolo storico della Russia, ma anche per estirpare ogni altro genere di contenuto “eretico” e sgradito all’ideologia ufficiale, proprio come ai tempi di Stalin. Il decreto putiniano sulla storia si colloca in qualche modo al di sopra della stessa costituzione, già riformata nel 2020 in senso estremamente “sovranista”, in quanto si dichiara che i “Fondamenti” sono “i valori a cui si ispirano tutti i principi e le norme del diritto internazionale, e gli accordi a tutti i livelli accettati dalla Federazione russa”, nonostante le tante contraddizioni che introducono proprio a livello giuridico.

L’articolo 13 della costituzione russa afferma, almeno sulla carta, il principio della “molteplicità ideologica” introdotto ai tempi della prima versione eltsiniana per affrancarsi dall’eredità totalitaria, proibendo di stabilire una “ideologia di Stato”. Evidentemente il dettaglio è sfuggito alle ultime modifiche putiniane, in quanto i “fondamenti della politica statale” ristabiliscono i dettami dell’idea unica a cui sottomettersi, “illuminando” la storia per oscurare ogni versione divergente. Il presidente del Comitato Investigativo centrale della Russia, Aleksandr Bastrykin, aveva in effetti suggerito già qualche tempo fa di cancellare l’indigesto articolo eltsiniano, ma al Cremlino hanno pensato che bastasse calpestarlo senza rimorsi, approvando i decreti presidenziali senza inutili discussioni.

La definizione ufficiale della storia, come recita appunto il decreto, ha lo scopo di “formare una comprensione scientifica del passato e del presente della Russia”, laddove “scientifica” significa propriamente “ideologica”, non solo nelle valutazioni su eventi o protagonisti della storia, ma anche riguardo alla sua stessa metodologia. Si tratta di “comprendere la storia della Russia nello sviluppo del suo autonomo cammino di civilizzazione”, escludendo ogni tipo di influenza esterna, ciò che in realtà non è pensabile per alcun Paese al mondo; tutti siamo “contaminati” dai nostri vicini, tranne la Russia, che per secoli ha cercato in ogni modo di imitare l’Europa e l’Occidente, per poi rifiutare tali influssi all’inizio di ogni secolo, come affermava nei primi anni del Settecento il più occidentale degli zar, Pietro il Grande: “Prenderemo dall’Europa tutto quello che ci serve, e poi gli mostreremo le terga”. Chi oggi in Russia osa soltanto pensare con criteri “occidentali”, viene immediatamente inserito nella lista degli “agenti stranieri”.

Putin proclama la “illuminazione storica” per contrastare la “guerra informativa”, il vero fronte su cui schierare tutte le truppe nelle mobilitazioni, ben più dei chilometri di terreno da conquistare nel Donbass; perché è da quelle armi che potrebbe derivare la “distruzione dell’integrità della società e dello Stato russo”, come si legge al n.6 del decreto. Al n.5 si precisa invece che “la Russia è un grande Paese con una storia millenaria, che ha riunito a sé tutti i rami del popolo russo e molti altri popoli sulle grandi distese dell’Eurasia, in un’unica comunione storico-culturale”. Oltre ai tatari, ai baškiri e ai ciuvasci, è ora il turno non solo degli ucraini, dei kazachi o dei moldavi, ma di ogni popolo al mondo in cerca della sua “illuminazione”.

BUONA DOMENICA

DOMENICA DI PENTECOSTE

Cari amici oggi la Chiesa celebra il giorno della sua nascita, il momento in cui   sugli Apostoli, riuniti nel Cenacolo con Maria, scende lo Spirito Santo, col fragore del vento e del fuoco, dando inizio al suo cammino nel mare agitato nel tempo fino al compimento nell’eternità.

Lo Spirito è la terza  persona della Santissima Trinità, è l’amore del Padre e del Figlio, il dono della Redenzione che nel giorno di Pentecoste è sceso sulla Chiesa, per illuminarla e per fortificarla nel compimento della sua missione.

E’ lo Spirito di verità e di fortezza che trasforma gli apostoli, tanto da renderli irriconoscibili agli tessi avversari per la sapienza  della loro parola e  il coraggio della testimonianza.

La gente, che pochi giorni prima aveva esaltato al Crucifige, ora apre gli occhi accecati e piange sui propri peccati, toccata al cuore dalla predicazione di Pietro.

Ognuno lo ascolta nella sua lingua e, come nella predicazione di Gesù, i sordi odono, i ciechi vedono, i demoni fuggono, i malati guariscono, i morti risorgono.

La Spirito Santo accompagna la Chiesa nel suo cammino ripetendo i prodigi delle origini, ma deve trovare cuori aperti nel fervore  della preghiera , perché si ripetano anche oggi i prodigi della Pentecoste.

Possa la Chiesa, in questi momenti di tenebre, vivere una nuova Pentecoste, perché le menti siano illuminate, i cuori infiammati, le forze rinvigorite.

Possa lo Spirito Santo suscitare nuovi apostoli, anime grandi piene di zelo, di sapienza e di fortezza che , senza temer le potenze del male,  le affrontano a viso aperto.

Possa la Vergine Maria prenderli sotto la sua protezione, plasmarli a sua immagine, guidarli nelle battagliae, sostenerli nelle tribolazioni, portarli alla vittoria.

Vostro Padre Livio

…………………………………….

Vangelo

Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore

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BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Piazza San Pietro
Domenica, 12 giugno 2011

 Cari fratelli e sorelle!

La solennità della Pentecoste, che oggi celebriamo, conclude il tempo liturgico di Pasqua. In effetti, il Mistero pasquale – la passione, morte e risurrezione di Cristo e la sua ascensione al Cielo – trova il suo compimento nella potente effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti insieme con Maria, la Madre del Signore, e gli altri discepoli. Fu il “battesimo” della Chiesa, battesimo nello Spirito Santo (cfr At 1,5). Come narrano gli Atti degli Apostoli, al mattino della festa di Pentecoste, un fragore come di vento investì il Cenacolo e su ciascuno dei discepoli scesero lingue come di fuoco (cfr At 2,2-3). San Gregorio Magno commenta: «Oggi lo Spirito Santo è sceso con suono improvviso sui discepoli e ha mutato le menti di esseri carnali all’interno del suo amore, e mentre apparvero all’esterno lingue di fuoco, all’interno i cuori divennero fiammeggianti, poiché, accogliendo Dio nella visione del fuoco, soavemente arsero per amore» (Hom. in Evang. XXX, 1: CCL 141, 256). La voce di Dio divinizza il linguaggio umano degli Apostoli, i quali diventano capaci di proclamare in modo “polifonico” l’unico Verbo divino. Il soffio dello Spirito Santo riempie l’universo, genera la fede, trascina alla verità, predispone l’unità tra i popoli. «A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua» delle «grandi opere di Dio» (At 2,6.11).

Il beato Antonio Rosmini spiega che «nel dì della Pentecoste dei cristiani Iddio promulgò … la sua legge di carità, scrivendola per mezzo dello Spirito Santo non sulle tavole di pietra, ma nel cuore degli Apostoli, e per mezzo degli Apostoli comunicandola poi a tutta la Chiesa» (Catechismo disposto secondo l’ordine delle idee… n. 737, Torino 1863). Lo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita” – come recitiamo nel Credo –, è congiunto al Padre per mezzo del Figlio e completa la rivelazione della Santissima Trinità. Proviene da Dio come soffio della sua bocca e ha il potere di santificare, abolire le divisioni, dissolvere la confusione dovuta al peccato. Egli, incorporeo e immateriale, elargisce i beni divini, sostiene gli esseri viventi, perché agiscano in conformità al bene. Come Luce intelligibile dà significato alla preghiera, dà vigore alla missione evangelizzatrice, fa ardere i cuori di chi ascolta il lieto messaggio, ispira l’arte cristiana e la melodia liturgica.

Cari amici, lo Spirito Santo, che crea in noi la fede nel momento del nostro Battesimo, ci permette di vivere quali figli di Dio, coscienti e consenzienti, secondo l’immagine del Figlio Unigenito. Anche il potere di rimettere i peccati è dono dello Spirito Santo; infatti, apparendo agli Apostoli la sera di Pasqua, Gesù alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,23). Alla Vergine Maria, tempio dello Spirito Santo, affidiamo la Chiesa, perché viva sempre di Gesù Cristo, della sua Parola, dei suoi comandamenti, e sotto l’azione perenne dello Spirito Paraclito annunci a tutti che «Gesù è Signore!» (1 Cor 12,3).

🕊️🔥〽️LIVE: INCONTRI CON VICKA – VEGGENTE DI MEDJUGORJE – ROSARIO DAL DUOMO DI BASSANO DEL GRAPPA – FEBBRAIO 1989🙏🕊️

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🌟🖋️CI SCRIVONO🖋️🌟

Pensiero personale sul segno di Medjugorje

Caro Padre Livio buongiorno, sono Antonio di Livorno, è molto tempo che ascolto i suoi editoriali della mattina mentre sono in auto e a seguire ascolto molto della trasmissione di Radio Maria del giorno. A conti fatti devo dire che non ci sono ringraziamenti sufficienti per rendere grazie alla Madonna di questa realtà radiofonica mondiale che senza ombra di dubbio porta la sua Santa Regia. Grazie a Lei e a tutti i conduttori  questa radio, è ascoltata appunto in tutto il mondo, già questo dovrebbe fare rizzare le orecchie a tutti quelli che non credono ma come San Tommaso vogliono la “prova” della presenza di Dio e della Madonna sua Santissima Madre.

 Non voglio dilungarmi troppo per non rubare dello spazio ma vorrei  raccontarLe il risultato del mio pensiero a riguardo di cosa sono convinto che accada col terzo segreto a Medjugorje. La Madonna ha rivelato ai Veggenti che con il terzo segreto, coinvolgerà gli abitanti ed il paese di Medjugorje in primis, ma che in maniera indistruttibile avrà risonanza mondiale.

Mi sono convinto che noi uomini e donne oggi abitanti su questa terra siamo tutti come San Tommaso (più o meno segretamente o palesemente esternato da ognuno di noi) o forse ancora più increduli, se siamo rimasti impassibili dopo tutti questi segnali e apparizioni che ci arrivano con insistenza Materna dalla Madre di Dio da Fatima ad oggi.

Se non ci siamo mossi difronte a questi segni, con la mente e gli occhi obnubilati dalla “sindrome Tommasea” che oggi è figlia del modernismo e della tecnologia, allora abbiamo necessità di vedere il  segno come qualcosa che deve tendere all’irrazionale umano, che deve farci fermare, strabuzzare gli occhi e pensare che non è possibile che esista sulla terra un segno sì fatto. Dobbiamo pensare, a quella vista del segnale, che non esiste scienza o tecnologia o uomo che possa aver fatto quel segno. Qualcosa di così strano che faccia meravigliare.

 L’esempio più semplice che mi è balenato nella mente è stato: “un fenomeno tipo una enorme cascata di acqua senza interruzione ma con direzione terra/cielo e che scompaia tra le nuvole. O ancora un enorme incendio che si sviluppa nel niente o attorno ad un bosco, senza mai consumare il combustibile, senza mai fine, senza emanare calore e fumo, anch’esso di direzione opposta al razionale, dal cielo verso la terra.

Fenomeni che l’uomo, con tutte le sue tecnologie, con tutte le sue intelligenze umane o artificiali, non sia in grado di arginare o fermare. Ecco allora che l’uomo “Tommaseo” dovrà ricredersi e tornare su i suoi passi verso il Divino, verso la Casa di Dio.

L’ultima domanda che mi sono posto è: avremo il tempo di ricrederci? Avremo la possibilità di chiedere al Signore di riconoscerci come suoi Figli? Basterà la sua incommensurabile Misericordia a salvarci? 

Ave Maria

Suo devoto ascoltatore

Antonio


Caro Antonio,

senza dubbio la tua riflessione è coinvolgente. Il segno sarà forse, come tu hai ipotizzato, qualcosa di inatteso, di sorprendente e di scioccante, che ci riporti oltre nostra immaginazione e metta a tacere ogni dubbio e ogni tentativo di negazione dell’uomo “tommaseo” che ci portiamo dentro.

Tuttavia potrebbe anche esser qualcosa di molto semplice, pur nella sua soprannaturale evidenza, come era il sepolcro vuoto di Gesù, con quei panni ordinati e piegati, che fecero filtrare nel cuore dell’apostolo Giovanni la luce della Resurrezione.

Personalmente ho rinunciato a immaginare il segno. Anzi non sono certo se avrò la grazia di vederlo di persona, come pare sia necessario per coglierne tutta la bellezza. Mi accontenterà delle testimonianze di quei fortunati.

Il segno avrà indubbiamente l’effetto di confermare quelli che già credono alle apparizioni, ma non smuoverà gli induriti nel cuore, che “verranno a vedere, si inginocchieranno e non crederanno, come ha già ammonto la Madonna, invitando ad affrettare la conversione.

Tuttavia sarà un aiuto per tutti quelli, e sono moltissimi, che giacciono nelle tenebre ma “cercano il nostro Dio” e per i quali sarà preziosa la nostra testimonianza.

Ave Maria

Padre Livio

La Chiesa cambia le norme su «apparizioni» e «messaggi divini»: ecco i criteri e i 6 gradi di valutazione. «Solo il Papa può dire “soprannaturale”

di Gian Guido Vecchi – Corriere della Sera 17 Maggio 2924

Le nuove norme approvate da papa Francesco rappresentano una stretta dopo gli eccessi del «caso Medjugorje»: sei i gradi di giudizio che entreranno in vigore domenica, giorno di Pentecoste

CITTÀ DEL VATICANO – Non più una dichiarazione impegnativa di «soprannaturalità» ma, al massimo, un più prudente «nihil obstat», un nulla osta della Santa Sede di fronte a presunte apparizioni della Madonna, messaggi divini o simili: significa che i fedeli «sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione», come diceva Benedetto XVI, ma «non sono obbligati a prestarvi un assenso di fede».

Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato le nuove norme per «il discernimento di presunti fenomeni soprannaturali», firmate dal cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández e approvate da Papa Francesco il 4 maggio: entreranno in vigore domenica, giorno di Pentecoste. 

Le nuove norme erano attese perché le ultime risalivano al 1978, tre anni prima che iniziassero le «apparizioni» di Medjugorje, e nel frattempo la Rete e la moltiplicazione delle informazioni in tempo reale richiedevano alla Chiesa delle regole che rispondessero con maggiore agilità, senza dover attendere decenni, per evitare che i fedeli fossero confusi o magari ingannati. Le segnalazioni sono ricorrenti e ci sono casi più sottili e complicati della moltiplicazione di gnocchi e pizza raccontate di recente dalla presunta «veggente» di Trevignano, Gisella Cardia, una vicenda nella quale il vescovo di Civita Castellana, Marco Salvi, ha concluso l’indagine diocesana stabilendo che non c’è stato nulla di sovrannaturale.

La vicenda Medjugorje

 Proprio la vicenda di Medjugorje è esemplare di quanto un caso possa essere complesso. La commissione d’indagine voluta da Benedetto XVI e affidata al cardinale Camillo Ruini aveva ritenuto credibili le prime sette apparizioni, ma lo stesso Papa Francesco spiegò che, se su quelle si diceva di «continuare a investigare», sulle altre che proseguirebbero ogni giorno c’erano molti dubbi e «non hanno tanto valore» perché «la Madonna non è un postino o il capo di un ufficio telegrafico». D’altra parte, però, il fenomeno Medjugorje ha generato milioni di pellegrini, «gente che va lì e si converte, incontra Dio, cambia vita», ha riconosciuto Francesco, pure un teologo raffinato come il cardinale Schönborn ha parlato di «fiumi di grazia». E allora, come si fa? 

Le nuove norme e i 6 livelli di giudizio

Le nuove norme offrono una via d’uscita a dilemmi simili. E definiscono sei livelli di giudizio o «dichiarazioni prudenziali», dal «Nihil obstat» – il riconoscimento massimo, ma senza impegno – alla «Declaratio de non supernaturalitate» per i casi evidenti di inganno. Ma prima è bene chiarire di che si tratta, per la Chiesa cattolica.

Che cos’è una «apparizione», per la Chiesa?

Cosa sono, per la Chiesa, le cosiddette apparizioni? Come premessa generale, le parole più lucide e chiare sono quelle che l’allora cardinale Joseph Ratzinger, da prefetto dell’ex Sant’Uffizio, scrisse nel commento teologico che accompagnava la pubblicazione, nel 2000, della terza parte del «segreto di Fatima»

La Chiesa, anzitutto, distingue tra la «rivelazione pubblica» e le «rivelazioni private». La «rivelazione pubblica» è quella di Dio all’umanità e trova la sua espressione letteraria nella Bibbia, ovvero le due parti che per i cristiani sono l’Antico e il Nuovo Testamento. È la «Rivelazione» propriamente detta ed è «compiuta», definitiva e completa: «In Cristo Dio ha detto tutto, cioè sé stesso».

Le «rivelazioni private», invece, sono quelle visioni e quei messaggi che si presumono accaduti dopo la conclusione del Nuovo Testamento. Alcune, ad esempio Fatima, sono state riconosciute come autentiche dalla Chiesa. Ma la loro autorità resta «essenzialmente diversa» rispetto alla «rivelazione pubblica». 

Solo la «rivelazione pubblica» espressa nella Bibbia «esige la nostra fede», se uno si dice cristiano. Nessun fedele è invece obbligato a credere alle «rivelazioni private» che non possono aggiungere né completare nulla, anche se riconosciute autentiche, e vengono considerate solo un «aiuto» per la fede: sono «credibili» quando e perché rimandano «all’unica rivelazione pubblica». Nelle parole di Ratzinger c’era già la regola essenziale per valutare presunte apparizioni: «Il criterio per la verità e il valore di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all’interno del Vangelo e non fuori di esso».

Come farà la Chiesa a decidere su un’apparizione

D’ora in poi l’ex Sant’Uffizio «deve essere consultato e intervenire sempre per dare un’approvazione finale a quanto deciso dal Vescovo, prima che quest’ultimo faccia pubblica una determinazione su un evento di presunta origine soprannaturale». 

Le notizie delle presunte «apparizioni» ormai si diffondono subito ben oltre una diocesi, per quanto remota. Il punto fondamentale è che la Santa Sede eviterà, di norma, il riconoscimento della «soprannaturalità». In passato è accaduto che alcuni fenomeni fossero riconosciuti e poi negati, o viceversa. Tutti questi giudizi «erano in contrasto con la convinzione della Chiesa che i fedeli non sono obbligati ad accettare l’autenticità di questi eventi», si legge nel testo che introduce le nuove norme. Così «queste situazioni complicate, che producono confusione nei fedeli, debbano essere sempre evitate». Così si eviterà che «il discernimento punti verso una dichiarazione di “soprannaturalità”, con forti aspettative, ansie e persino pressioni al riguardo».

 La dichiarazione di «soprannaturalità» viene «sostituita o da un Nihil obstat, che autorizza un lavoro pastorale positivo, o da un’altra determinazione adatta alla situazione concreta», i sei casi definiti dalle nuove regole. Solo il Papa può intervenire «autorizzando, in via del tutto eccezionale, a intraprendere una procedura al riguardo di un’eventuale dichiarazione di soprannaturalità degli eventi: si tratta di un’eccezione, che di fatto è avvenuta negli ultimi secoli solo in pochissimi casi».

Quali sono i criteri positivi e quali quelli negativi

Le norme definiscono una serie di criteri per valutare ogni caso. 

Tra quelli «positivi» c’è «la credibilità e la buona fama» di chi afferma di essere coinvolto, l’ortodossia del messaggio, il «carattere imprevedibile» dell’evento «da cui appare chiaramente che non sia frutto dell’iniziativa delle persone coinvolte» e i «frutti» delle apparizioni o dei messaggi, «spirito di preghiera, conversioni, vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa, testimonianze di carità, una sana devozione e frutti spirituali abbondanti e costanti» e «la crescita della comunione ecclesiale». 

E poi ci sono i criteri «negativi», a cominciare dagli «errori» evidenti o dagli «errori dottrinali», non necessariamente in malafede: «Occorre tenere conto della possibilità che il soggetto che afferma di essere destinatario di eventi di origine soprannaturale abbia aggiunto – anche inconsciamente – , ad una rivelazione privata, elementi puramente umani oppure qualche errore d’ordine naturale non dovuto a una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno». 

Altri segni negativi sono «uno spirito settario che genera divisione nel tessuto ecclesiale», la «ricerca evidente di lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale», «atti gravemente immorali compiuti nel momento o in occasione del fatto dal soggetto o dai suoi seguaci» e «alterazioni psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che possano aver esercitato un’influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi riconducibili a un orizzonte patologico».

Quali sono i 6 livelli di valutazione su una apparizione

«Nihil obstat»: «Anche se non si esprime alcuna certezza sull’autenticità soprannaturale del fenomeno, si riconoscono molti segni di un’azione dello Spirito Santo “in mezzo” a una data esperienza spirituale, e non sono stati rilevati, almeno fino a quel momento, aspetti particolarmente critici o rischiosi. Per questa ragione si incoraggia il Vescovo diocesano ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante eventuali pellegrinaggi a un luogo sacro».
 
Secondo, «Prae oculis habeatur»: «Sebbene si riconoscano importanti segni positivi, si avvertono altresì alcuni elementi di confusione o possibili rischi che richiedono un attento discernimento e dialogo con i destinatari di una data esperienza spirituale da parte del Vescovo diocesano. Se ci fossero degli scritti o dei messaggi, potrebbe essere necessaria una chiarificazione dottrinale»

Terzo, «Curatur»: «Si rilevano diversi o significativi elementi critici, ma allo stesso tempo c’è già un’ampia diffusione del fenomeno e una presenza di frutti spirituali ad esso collegati e verificabili. Si sconsiglia al riguardo un divieto che potrebbe turbare il Popolo di Dio. Ad ogni modo, il Vescovo diocesano è sollecitato a non incoraggiare questo fenomeno, a cercare espressioni alternative di devozione ed eventualmente a riorientarne il profilo spirituale e pastorale». 

Quarto, «Sub mandato»: « Le criticità rilevate non sono legate al fenomeno in sé, ricco di elementi positivi, ma a una persona, a una famiglia o a un gruppo di persone che ne fanno un uso improprio. Si utilizza un’esperienza spirituale per un particolare ed indebito vantaggio economico, commettendo atti immorali o svolgendo un’attività pastorale parallela a quella già presente nel territorio ecclesiastico, senza accettare le indicazioni del Vescovo diocesano. In questo caso, la guida pastorale del luogo specifico in cui si verifica il fenomeno è affidata o al Vescovo diocesano o a un’altra persona delegata dalla Santa Sede, la quale, quando non sia in grado di intervenire direttamente, cercherà di raggiungere un accordo ragionevole».

Quinto, «Prohibetur et obstruatur»: «Pur in presenza di legittime istanze e di alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi appaiono gravi. Perciò, per evitare ulteriori confusioni o addirittura scandali che potrebbero intaccare la fede dei semplici, il Dicastero chiede al Vescovo diocesano di dichiarare pubblicamente che l’adesione a questo fenomeno non è consentita e di offrire contemporaneamente una catechesi che possa aiutare a comprendere le ragioni della decisione e a riorientare le legittime preoccupazioni spirituali di quella parte del Popolo di Dio».

E infine, sesto, la «Declaratio de non supernaturalitate»: «In questo caso il Vescovo diocesano è autorizzato dal Dicastero a dichiarare che il fenomeno è riconosciuto come non soprannaturale. Questa decisione si deve basare su fatti ed evidenze concreti e provati. Ad esempio, quando un presunto veggente dichiara di aver mentito, o quando testimoni credibili forniscono elementi di giudizio che permettono di scoprire la falsificazione del fenomeno, l’intenzione errata o la mitomania».

Nuove norme sui presunti fenomeni soprannaturali

Dal nulla osta al giudizio negativo: sono 6 i diversi voti per discernere i casi contenuti nel documento del Dicastero per la Dottrina della Fede approvato dal Papa. Di norma, né il vescovo né la Santa Sede si pronunceranno per definire la natura soprannaturale del fenomeno, limitandosi ad autorizzare e promuovere devozione e pellegrinaggi.

Tuttavia – recita la prefazione del Prefetto – rimane ferma la possibilità che il Santo Padre intervenga autorizzando, in via del tutto eccezionale, ad intraprendere una procedura al riguardo di un’eventuale dichiarazione di soprannaturalità degli eventi”.

( Nota di P. Livio: questo passaggio particolare del Documento lascia aperta la possibilità che il Papa, dopo il segno sul Podbrdo riguardante il terzo segreto, riconosca la soprannaturalità delle apparizioni di Medjugorje.

Per quanto riguarda Medjugorje non cambia nulla rispetto al passato. I pellegrini possono credere alle apparizioni della Regina della pace, fare i pellegrinaggi e seguire i messaggi)

Vatican News 17 Maggio 2024 (Sintesi del Documento)

Vengono aggiornate le norme per il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali: è quanto stabilisce il nuovo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, pubblicato venerdì 17 maggio, che entrerà in vigore domenica 19, festa di Pentecoste. Il testo è preceduto da una articolata presentazione del cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández, a cui segue l’introduzione, con l’individuazione di 6 diverse possibili conclusioni. Saranno possibili pronunciamenti più rapidi nel rispetto della devozione popolare e, di norma, non si impegnerà più l’autorità della Chiesa nel definire ufficialmente la soprannaturalità di un fenomeno che potrebbe richiedere molto tempo per essere approfonditamente studiato. L’altra novità è rappresentata dal coinvolgimento più esplicito del Dicastero per la Dottrina della Fede che dovrà approvare la decisione finale del vescovo e avrà la facoltà di intervenire motu proprio in qualunque momento. In molti dei casi degli ultimi decenni sui quali si sono espressi i singoli vescovi è stato coinvolto l’ex Sant’Uffizio, ma quasi sempre l’intervento rimaneva dietro le quinte e si richiedeva di non renderlo pubblico. A motivare ora questo coinvolgimento esplicito del Dicastero c’è anche la difficoltà nel circoscrivere a livello locale fenomeni che in qualche caso raggiungono dimensioni nazionali e persino mondiali, «per cui una decisione relativa ad una diocesi ha delle conseguenze anche altrove».

Le ragioni delle nuove norme

All’origine del documento c’è la lunga esperienza dell’ultimo secolo, con casi in cui il vescovo locale (o i vescovi di una regione) hanno in tempi rapidissimi dichiarato la soprannaturalità, poi il Sant’Uffizio si è espresso diversamente. Oppure casi in cui un vescovo si è espresso in un modo, il suo successore in modo opposto (sullo stesso fenomeno). Ci sono poi i tempi lunghi, necessari per valutare tutti gli elementi per arrivare a una decisione sulla soprannaturalità o la non soprannaturalità dei fenomeni. Tempi che a volte contrastano con l’urgenza di dare risposte pastorali per il bene dei fedeli. Il Dicastero ha dunque iniziato nel 2019 a revisionare le norme e si è arrivati al testo attuale approvato dal Papa lo scorso 4 maggio. Un testo del tutto nuovo che introduce, come detto, 6 diverse conclusioni possibili.

Frutti spirituali e rischi

Il cardinale Fernández nella presentazione spiega che «tante volte queste manifestazioni hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio, e in alcuni casi hanno dato origine a diversi santuari sparsi in tutto il mondo che oggi sono parte del cuore della pietà popolare di molti popoli». Esiste però anche la possibilità che «in alcuni casi di eventi di presunta origine soprannaturale» si rilevino «delle criticità molto serie a danno dei fedeli»: casi in cui dai presunti fenomeni si trae «lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale» (II, art. 15, 4°), arrivando addirittura a «esercitare un dominio sulle persone o a compiere degli abusi (II, art. 16)». Vi possono essere «errori dottrinali, indebiti riduzionismi nella proposta del messaggio del Vangelo, la diffusione di uno spirito settario». Come pure esiste la possibilità che «i fedeli siano trascinati dietro a un evento, attribuito ad un’iniziativa divina», ma che è solo frutto di fantasia, mitomania o della tendenza alla falsificazione di qualcuno.

Gli orientamenti generali

Secondo le nuove norme la Chiesa potrà discernere: «se sia possibile scorgere nei fenomeni di presunta origine soprannaturale la presenza dei segni di un’azione divina; se negli eventuali scritti o messaggi di coloro che sono coinvolti nei presunti fenomeni in parola non vi sia nulla che contrasti con la fede e i buoni costumi; se sia lecito apprezzarne i frutti spirituali, o risulti necessario purificarli da elementi problematici o mettere in guardia i fedeli dai pericoli che ne derivano; e sia consigliabile una loro valorizzazione pastorale da parte dell’autorità ecclesiastica competente» (I, 10). Inoltre «in via ordinaria, non si dovrà prevedere un riconoscimento positivo da parte dell’autorità ecclesiastica circa l’origine divina di presunti fenomeni soprannaturali» (I, 11). Di norma, pertanto «né il Vescovo diocesano, né le Conferenze episcopali, né il Dicastero dichiareranno che i fenomeni sono di origine soprannaturale, e solo il Santo Padre può autorizzare una procedura in tal senso» (I, 23).

I possibili voti sul presunto fenomeno

Segue dunque l’elenco dei 6 possibili voti finali al termine del discernimento.

Nihil Obstat: non viene espressa certezza sull’autenticità soprannaturale, ma si riconoscono segni di un’azione dello Spirito. Si incoraggia il vescovo a valutare il valore pastorale e a promuovere la diffusione del fenomeno, compresi i pellegrinaggi.

Prae oculis habeatur: si riconoscono segni positivi, ma ci sono anche elementi di confusione o rischi che richiedono discernimento e dialogo con i destinatari. Potrebbe essere necessaria una chiarificazione dottrinale se ci sono scritti o messaggi associati al fenomeno.

Curatur: sono presenti elementi critici, ma c’è una diffusione ampia del fenomeno con frutti spirituali verificabili. Si sconsiglia un divieto che potrebbe turbare i fedeli, ma si invita il vescovo a non incoraggiare il fenomeno.

Sub mandato: le criticità non sono legate al fenomeno stesso, ma all’uso improprio fatto da persone o gruppi. La Santa Sede affida al vescovo o a un delegato la guida pastorale del luogo.

Prohibetur et obstruatur: Nonostante alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi sono gravi. Il Dicastero chiede al vescovo di dichiarare pubblicamente che l’adesione non è consentita e di spiegare le ragioni della decisione.

Declaratio de non supernaturalitate: il vescovo è autorizzato a dichiarare che il fenomeno non è soprannaturale basandosi su prove concrete, come la confessione di un presunto veggente o testimonianze credibili di falsificazione del fenomeno.

Le procedure da seguire

Vengono quindi indicate le procedure da mettere in atto: spetta al vescovo esaminare i casi e sottoporlo al Dicastero per l’approvazione. Al vescovo è chiesto di astenersi dal fare pubbliche dichiarazioni relative all’autenticità o soprannaturalità, e anche di vigilare affinché non vi sia confusione e non si alimenti il sensazionalismo. Nel caso gli elementi raccolti «sembrino sufficienti», il vescovo costituirà una commissione d’indagine annoverando tra i suoi membri almeno un teologo, un canonista e un perito scelto in base alla natura del fenomeno.

Criteri positivi e negativi

Tra i criteri positivi, «La credibilità e buona fama delle persone che affermano di essere destinatarie di eventi soprannaturali o di essere direttamente coinvolte in tali fatti, così come dei testimoni ascoltati… l’ortodossia dottrinale del fenomeno e dell’eventuale messaggio ad esso connesso, il carattere imprevedibile del fenomeno da cui appare chiaramente che non sia frutto dell’iniziativa delle persone coinvolte, i frutti di vita cristiana» (II, 14). Tra i criteri negativi, la «presenza di un errore manifesto circa il fatto, eventuali errori dottrinali…, uno spirito settario che genera divisione nel tessuto ecclesiale, una ricerca evidente di lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale collegata strettamente al fatto, atti gravemente immorali…, alterazioni psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che possano aver esercitato un’influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi riconducibili a un orizzonte patologico» (II, 15). Infine «è da considerarsi di particolare gravità morale l’uso di esperienze soprannaturali asserite o di elementi mistici riconosciuti come mezzo o pretesto per esercitare un dominio sulle persone o compiere degli abusi» (II, 16). Qualunque sia la determinazione finale approvata, il vescovo «ha il dovere di continuare a vigilare sul fenomeno e sulle persone coinvolte» (II, 24).

UNO SGUARDO DI FEDE SULL’ATTUALITA’

Pensiero spirituale sulla pace del cuore che è il dono più grande

Cari amici, la pace del cuore è il dono più grande che si possa avere in questa vita. Si sente di avere raggiunto qualcosa di molto vicino alla felicità, quindi si cerca di proteggerlo. I nostri cuori sono spesso inquieti, vagabondi, angosciati e molte volte sbandati. Non è facile ottenere la pace del cuore, per questo sono necessarie la preghiera e la fede.

Vorrei indicare la strada a tutti quelli che apprezzano, sentono, desiderano la pace del cuore. La strada che bisogna seguire – per la pace vera, inattaccabile, piena e sazia – è quella di essere, innanzitutto, in pace con Dio. È una condizione esistenziale che possiamo verificare nella nostra vita. Tutti coloro che nel cammino della propria vita sono riusciti ad avere la pace del cuore, sanno che è dovuto al fatto che sono riusciti ad entrare in pace con Dio e vivere stabilmente con Lui. Coloro che sono agitati nel cuore e nella sofferenza, fra le tante possibilità che il mondo offre. non ce n’è una che porti a quella pace profonda e gioiosa che è un dono inestimabile. Soltanto chi ha preso la strada della trascendenza, cioè dell’apertura del cuore a Dio, conosce e sperimenta questa pace.

Bisogna poter fare i tre passi verso Dio col cuore per ascoltare la Sua voce, per presentare a Lui le proprie miserie, i peccati che Egli brucia nel suo amore, e la nostra decisione di fare la Sua Santa volontà. Come disse Dante: “E ‘n la sua volontade è nostra pace” (Paradiso III, vv.85-87), cioè la sintonia tra la nostra volontà e quella di Dio, dà una pace del cuore talmente profonda e salda che nessuna tempesta della vita riesce a metterla in discussione.

Arrivare a questo è un cammino molto impegnativo perché significa mettere a tacere tutte quelle voci che sono l’espressione del nostro egoismo, bisogna mettere a tacere i desideri della carne, che ci spingono ad agire in opposizione a Dio. Questo provoca più angoscia, inquietudine e insoddisfazione. Lo sperimentiamo quando disobbediamo ai Comandamenti che sono l’espressione della sua Santa volontà. Per ogni disobbedienza alla volontà di Dio ci rendiamo conto che non siamo in pace, siamo inquieti e la coscienza ci rimorde. La coscienza che rimorde è come un tarlo che ci accompagna giorno e notte, i tentativi di tacitarlo sono inutili. Se si riesce a zittirlo, vuol dire che abbiamo perso la dimensione morale di noi stessi.

Il primo passo è quello di aprire il cuore a Dio, il secondo passo è purificare il nostro cuore da tutto ciò che va contro i suoi precetti – la lotta al peccato e i desideri della carne – infine lo sforzo quotidiano nella vita di fare la volontà del Signore. Nella sua impostazione di fondo, la volontà di Dio si esprime nei Comandamenti e in tutte le loro applicazioni per tutti gli uomini.

C’è anche una volontà di Dio legata alla nostra vita personale, alla nostra vocazione e alla missione che ci ha affidato. Dopo che si è data questa impostazione di fondo, per cui si è davanti a Dio come creature e come figli, ci sono le vocazioni personali che sono fondamentali. Dentro ogni vocazione c’è una missione. Dio assegna ad ognuno il proprio percorso nella vita. Il cammino di santità, infatti, è una risposta alla volontà di Dio diversa per tutti. La volontà di Dio si conosce nella preghiera di silenzio, ascoltando la voce del cuore e della coscienza, dei Cieli, della Chiesa e delle persone che hanno un’autorità su di noi. Questo fa si che ci sintonizziamo sempre più nella Sua volontà.

Questo percorso di affinamento di noi stessi con Dio deve arrivare a un’unione con Dio. In noi si crea quella serenità, quella pace, quella stabilità anche di fronte alle intemperie e difficoltà della vita. Di fronte alle sofferenze, riusciamo a sopportare e affrontare tutto. Riusciamo a vivere la vita nella dimensione del ringraziamento, della serenità, dell’amore di Dio con il quale ogni paura viene fugata. Per cui una persona vive in comunione con Dio, nell’attesa di raggiungerlo nella vita eterna e guarda al futuro senza timore, sapendo che va verso la pienezza di pace che già ora fiorisce ed è custodita nel Suo cuore.

Quando uno è in pace con Dio, come effetto naturale è in pace anche con se stesso. Non è facile essere in pace se si esclude Dio. Questo non è autosufficienza ma una sinfonia con Dio. Questa pace crea in noi in modo spontaneo un orientamento di bene verso il prossimo. Alla fine, ci rendiamo conto che la pace viene da Dio che bussa alla porta del cuore. Sintonizziamo i desideri del nostro cuore con quelli del Signore e la Sua Santa volontà. Questo fa di noi delle persone serene, positive, pacifiche. Ci mette in una posizione di irradiazione della nostra pace nei confronti del prossimo.

La Madonna a Medjugorje, quando parla della pace nel mondo, ci indica la Sua via. La strada è proprio quella di tornare a Dio, ai suoi Comandamenti e alla Sua volontà. Per cui senza questo non ci sarà la pace. Il ritorno a Dio genera la pace con noi stessi, con il prossimo, nella società e nel mondo. Questa è la prospettiva che la Regina della pace ci dà del futuro: «Ritornate a Dio ed alla preghiera affinché la preghiera diventi gioia per voi. Figlioli non avrete né futuro né pace finché nella vostra vita comincerete a vivere la conversione personale ed il cambiamento nel bene» (25 agosto 2020). L’amore di Dio entra nei nostri cuori, ci riappacifica con noi stessi, diventa un dono che facciamo agli altri. Questo è un programma di vita e santità, di riforma della società, che riguarda il futuro. Il futuro passa attraverso la nostra conversione, il nostro impegno di preghiera, di santità, di purificazione, ogni cuore diventa un centro di irradiazione di pace.

La Madonna ha detto che arriveremo a questo traguardo attraverso un passaggio di purificazione. Lei stessa è venuta come Regina della pace per portarci a un mondo di pace che passa attraverso la sintonia dei cuori con il cuore di Cristo. È la strada che la Madonna ci chiama a percorrere con la conversione e la riforma di noi stessi, in modo tale che il nostro cuore sia ripieno di Dio. Con la pace di Dio non abbiamo bisogno di nient’altro.

Che la nostra vita sia un’irradiazione della pace che Dio ci dona. Non c’è dono e ricchezza più grande, non c’è nulla di più desiderabile che la pace del cuore.

Da: “Lettura cristiana della cronaca e della storia”

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