Lefebvriani, quei cammini che allontanano la comunione
Può essere considerata una parrocchia la Fraternità sacerdotale San Pio X ad Albano Laziale? È questa la domanda che nelle ultime settimane è stata posta più volte alla Curia della diocesi di Albano, soprattutto dopo che «alcuni fedeli cattolici» si erano rivolti alla comunità lefebvriana per l’iniziazione cristiana dei bambini.
La risposta arriva direttamente dal vescovo Marcello Semeraro con una «Notificazione» indirizzata ai parroci, in cui il presule chiarisce il rapporto con la Fraternità fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre. Essa «non è un’istituzione (né parrocchia, né associazione) della Chiesa cattolica », scrive Semeraro.
E aggiunge: «Ciò vale anche successivamente al decreto della Congregazione dei vescovi del 21 gennaio 2009 con cui il Santo Padre Benedetto XVI, andando benignamente incontro a reiterate richieste da parte del superiore generale della Fraternità San Pio X, revocava la scomunica nella quale fin dal 30 giugno 1988 erano incorsi quattro presuli» consacrati da Lefebvre. Il vescovo di Albano cita due documenti di Benedetto XVI:
il primo è la Lettera ai vescovi del 10 marzo 2009 in cui papa Ratzinger afferma che «la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa» e i suoi ministri «non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa»; il secondo è il motu proprio Ecclesiae unitatem, datato 2 luglio 2009, in cui si ricorda che «le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono» sul tavolo.
La risposta arriva direttamente dal vescovo Marcello Semeraro con una «Notificazione» indirizzata ai parroci, in cui il presule chiarisce il rapporto con la Fraternità fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre. Essa «non è un’istituzione (né parrocchia, né associazione) della Chiesa cattolica », scrive Semeraro.
E aggiunge: «Ciò vale anche successivamente al decreto della Congregazione dei vescovi del 21 gennaio 2009 con cui il Santo Padre Benedetto XVI, andando benignamente incontro a reiterate richieste da parte del superiore generale della Fraternità San Pio X, revocava la scomunica nella quale fin dal 30 giugno 1988 erano incorsi quattro presuli» consacrati da Lefebvre. Il vescovo di Albano cita due documenti di Benedetto XVI:
il primo è la Lettera ai vescovi del 10 marzo 2009 in cui papa Ratzinger afferma che «la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa» e i suoi ministri «non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa»; il secondo è il motu proprio Ecclesiae unitatem, datato 2 luglio 2009, in cui si ricorda che «le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono» sul tavolo.